Ercolano. Prima una nota carica di veleni e accuse ai politici, poi la l’esposto-querela firmato dal sindaco Ciro Buonajuto e da quattro assessori della giunta di corso Resina. Sullo sfondo, il «bavaglio» imposto dai vertici del Pd ai propri rappresentanti nell’esecutivo della città degli Scavi. Rischiano di scatenare una vera e propria bufera politico-giudiziaria le elezioni Rsu al Comune di Ercolano, dove è andato in scena uno scontro senza precedenti.
I volantini al vetriolo
La vicenda affonda le proprie radici a inizio marzo, quando Davide Pastore e Salvatore Tinto – rispettivamente responsabile territoriale Cgil funzione pubblica e segretario metropolitano Cgil funzione pubblica – inviano una nota al prefetto di Napoli per denunciare «l’alterazione del regolare svolgimento delle elezioni Rsu presso il Comune di Ercolano». Le ragioni? Le (presunte) ingerenze di alcuni esponenti dell’attuale maggioranza, entrati «a gamba tesa con forti pressioni psicologiche e intimidatorie per l’elezione delle rappresentanze sindacali unitarie dei lavoratori – si legge nella missiva – promettendo progressioni di carriera e “abbondante” salario accessorio». Parole già pesanti come macigni e «aggravate» in un volantino – genericamente firmato Cgil FP Comune di Ercolano – diffuso in municipio tra impiegati e addetti ai lavori. All’interno del testo, si fanno espliciti riferimenti agli assessori e a una «lotta tra clan finalizzati agli interessi economici e di gestione del potere del clan di appartenenza». Non solo: si parla di «un vero e proprio voto di scambio» e di «condoni “incondonabili” e nepotismo». Prima della chiosa finale: «Non si era mai arrivati a un livello così basso, neanche ai tempi di tangentopoli».
La querela di giunta
Davanti alla pioggia di veleni arrivata dalla Cgil, il sindaco Ciro Buonajuto e quattro assessori – Lucio Perone, Luigi Fiengo, Anna Giuliano e Mariarca Cascone – hanno presentato un esposto-querela ai carabinieri per diffamazione: un’iniziativa per difendere l’onorabilità della classe politica cittadina, a cui non hanno aderito il vicesindaco Luigi Luciani e l’assessore Carmela Saulino. Entrambi del Pd, il partito storicamente vicino alla Cgil. Non a caso, il «consiglio» di firmare la denuncia sarebbe arrivato proprio dai vertici dem di Napoli. Con buona pace delle offese e delle ombre allungate nei volantini diffusi dagli «amici» della Cgil.
@riproduzione riservata