Housing sociale di Sant’Agnello, nuovo colpo di scena: il Tribunale del Riesame di Napoli ordina l’immediato sequestro preventivo del complesso immobiliare di via Monsignor Bonaventura Gargiulo. Il provvedimento è immediatamente esecutivo e la Procura di Torre Annunziata ha concesso un termine di 30 giorni, a partire da oggi, per liberare le abitazioni «con avviso che, in mancanza, si procederà allo sgombero coatto» è sottolineato in una nota firmata dal procuratore Nunzio Fragliasso.
La Procura di Torre Annunziata, in tal senso, ha delegato la compagnia dei carabinieri e il commissariato della polizia di Stato di Sorrento, la sezione di polizia giudiziaria di Torre Annunziata e le aliquote dell’Arma e della polizia per l’esecuzione del provvedimento. Nel dettaglio, la dodicesima sezione del Tribunale del Riesame di Napoli ha depositato poche ore fa l’ordinanza che dispone l’immediato ripristino del sequestro preventivo dell’housing sociale progettato dall’ingegnere Antonio Elefante. Il Riesame, infatti, si è pronunciato nuovamente sulla vicenda dopo che la Corte di Cassazione, nei mesi scorsi, accogliendo il ricorso della Procura di Torre Annunziata, aveva annullato una precedente ordinanza dello stesso Tribunale con cui fu accolto l’appello di Elefante che contestava l’ordinanza del gip di Torre Annunziata con cui ci fu il rigetto dell’istanza di revoca del sequestro preventivo del febbraio 2020. La Cassazione, a maggio, aveva annullato l’ordinanza di dissequestro «rilevandone – sottolinea Fragliasso – la carenza di motivazione», da qui un nuovo esame del caso da parte del Riesame.
Proprio il Riesame di Napoli ora ha analizzato ulteriormente la questione e alla fine ha rigettato l’appello ordinando nuovamente il sequestro delle 53 case. La Procura di Torre Annunziata da tempo sostiene che il complesso di via monsignor Bonaventura Gargiulo non sia regolare poiché edificato sulla base di titoli abilitativi – come il Pua e in particolare il permesso di costruire – ritenuti in contrasto con le previsioni del Prg e del Put della penisola sorrentina oltre che con le disposizioni della legge regionale del Piano casa. E tutto ciò, aggiunge in una nota il procuratore Fragliasso, a prescindere dalla sentenza della Corte Costituzionale che lo scorso gennaio ha dichiarato incostituzionali le deroghe ai vincoli urbanistici in penisola sorrentina.
Quella di oggi, col nuovo sequestro, è l’ennesima tegola che si abbatte sulle decine di famiglie che da qualche mese si sono trasferite nelle loro case e che vedono il proprio appartamento, prenotato a suon di decine di migliaia di euro, al centro di un’intricata querelle giudiziaria col rischio di perdere il proprio bene sognato e conquistato con sacrificio e lavoro durante la pandemia. Ma la Procura di Torre Annunziata è dell’avviso che l’intero progetto sia non regolare e che sussistano le necessità di apporre ancora una volta i sigilli.
«Il Tribunale del Riesame – scrive in una nota Fragliasso – ha ritenuto, da un lato, che l’area interessata dall’intervento edificatorio, originariamente costituita da un tipico agrumeto sorrentino, non presentasse affatto i caratteri dell’area degradata e dall’altra che non era accertata l’insussistenza di aree destinate ad edilizia residenziale sociale, condizioni, queste, che avrebbero legittimato una deroga agli strumenti urbanistici vigenti». Il Riesame, fa sapere Fragliasso, ha rilevato la sussistenza del cosiddetto «periculum in mora», sostenendo come l’intervento dell’housing sociale ha provveduto, per i magistrati, a determinare «una trasformazione urbanistica ed edilizia in violazione delle prescrizioni degli strumenti urbanistici» e, aggiunge sempre Fragliasso, tanto da concretizzare «senz’altro una ipotesi di lottizzazione abusiva con conseguente operatività della confisca obbligatoria».
A chiusura di ciò, è stato disposto – in esecuzione del sequestro preventivo – lo sgombero di persone e cose dall’area e dalle unità immobiliari del complesso, «trattandosi di un’ineliminabile modalità di attuazione della ripristinata misura cautelare reale in quanto finalizzata ad assicurare – evidenzia nella nota diramata oggi il procuratore Fragliasso – le finalità preventive del sequestro preventivo impedendo l’aggravamento e la protrazione delle conseguenze negative e degli effetti del reato che sarebbero inevitabilmente frustrate qualora si consentisse la libera disponibilità degli alloggi da parte degli imputati e/o di terzi, tenuto conto dell’assoggettibilità degli stessi con la sentenza di condanna a confisca obbligatoria».
Il procuratore Fragliasso, inoltre, precisa che se nel termine di 30 giorni non dovessero essere liberate le case «si procederà allo sgombero coatto». Nota a margine: resta ancora concreta la possibilità che vi sia un altro ricorso e che dunque il sequestro possa essere oggetto di una nuova puntata in Cassazione.
Attualmente, sono circa una trentina le famiglie che si sono trasferite in quegli appartamenti. Il dramma del nuovo sequestro arriva in un momento di emergenza economica e sanitaria, che aggrava la situazione di persone che si sono impegnate economicamente per delle case che la Procura di Torre Annunziata ritiene realizzate in modo irregolare.
Intanto, il prossimo 7 aprile, è fissata l’udienza preliminare per politici, tecnici e imprese che sono coinvolti nell’inchiesta e rischiano di finire sotto processo. Tra questi, Elefante e il sindaco Piergiorgio Sagristani oltre a diversi assessori.
Salvatore Dare