Una vita sui campi, da allenatore nelle categorie dilettantistiche, respirando calcio con il piacere anche di condividere opinioni, impressioni e conoscenze.
È la storia di Rosario Campana, protagonista anche di un’altra bellissima vicenda umana in questi anni. Ha adottato Amir Gassama, che è arrivato dal Guinea scappando dalla guerra civile e ora gioca in serie D al Gozzano. Rosario l’ha scoperto mentre giocava a calcio per strada a Porta Capuana e l’ha portato nella sua famiglia. L’abbiamo intervistato sul tema del razzismo dopo quanto accaduto a Bergamo a Koulibaly, concedendoci poi anche qualche riflessione sul calcio.
Avra sicuramente seguito ciò che è accaduto a Koulibaly, i beceri insulti subiti a Bergamo. Cosa ne pensa?
“Credo che sia strano che nel 2022 accada ancora tutto ciò ma poi mi rendo che ci sono persone con limiti mentali, d’insoddisfazione lavorativa, ne ho parlato anche con Amir, è dispiaciuto tanto anche a lui, Koulibaly è una grande persona. Si tratta di personaggi che non contano niente neanche a casa loro e in quel contesto acquisiscono un po’ di notorietà”.
Gassama anche è stato sicuramente vittima di vicende di questo tipo. Come ha reagito?
“Vi ricordate sicuramente che addirittura subì un’aggressione a Piazza Carlo III. L’evento divenne mediatico, mi chiamarono anche tv nazionali, sono stato anche da Bianca Berlinguer. In quel momento l’abbiamo vissuta male, però non l’abbiamo cavalcata per evitare che diventasse una vicenda di natura politica. Con Amir abbiamo condiviso l’idea di andare avanti, sapendo che il mondo è pieno di sciocchi e che purtroppo c’è il peso dell’ignoranza”.
Riguardo a quanto accade negli stadi, come si dovrebbe a tuo avviso affrontare la problematica?
“Queste vicende accadono ogni domenica, ovviamente in serie A fanno più rumore, ci sono tante telecamere che possono scovare qualsiasi particolare. A quei livelli la strada giusta è individuarli e comminare loro il Daspo. Nei Dilettanti ci si fa meno caso, è più probabile che gli insulti restino confinati a quel momento. In queste categorie credo che serva una soluzione radicale: dare la partita persa alle società che non riescono a gestire i propri tifosi, protagonisti di questi brutti episodi. Qualche sanzione esemplare di questo tipo spingerebbe i sostenitori che provano disgusto per gli atti di razzismo a ribellarsi per evitare il danno della sconfitta a tavolino. Purtroppo spesso siamo vittima di un intercalare frequente anche per strada, basterebbe prendere esempio dai ragazzini che possono litigare ma non scivolano mai nel razzismo”.
Come risponde Amir in campo quando sente insulti di questo tipo?
“Lui ormai si mette a ridere al cospetto di certi atteggiamenti, si sente napoletano a tutti gli effetti. Fortunatamente nella nostra città il problema del razzismo è molto ridimensionato, Napoli è geneticamente predisposta all’accoglienza. Amir in campo risponde con una doppietta o con una risata”.
Cambiamo argomento, che ne pensa del campionato del Napoli? Può essere l’occasione giusta per lo scudetto?
“Sì, può essere l’anno buono, Spalletti è il valore aggiunto, si tratta di un allenatore capace di avere più intuizioni rispetto a Pioli e Simone Inzaghi. L’ha dimostrato a Bergamo quando ancora una volta nelle difficoltà il Napoli ha saputo trovare le soluzioni giuste. Le variabili sono tante, ne vince soltanto una ma vedo più chances in questa stagione più in questa stagione che nel 2018”.
Dopo la mancata qualificazione dell’Italia al Mondiale, in tanti hanno compiuto analisi sulla situazione del calcio italiano. Cosa ne pensi?
“Tutto parte dal fatto che non si gioca più per strada, manca quella grande scuola di creatività, fame, passione. Oggi per giocare bisogna pagare, che sia il campo fittato con gli amici o la scuola calcio. Ovviamente sono problemi che avevamo già in estate, quando abbiamo vinto l’Europeo. Guardando la partita contro la Macedonia, pensavo come fosse possibile che tranne Insigne, che può vivere un momento d’appannamento, non c’era un giocatore che potesse saltare l’uomo o fosse in grado di giocare tra le linee. In Germania, Francia rimediano con l’integrazione, poi ci rovina l’ossessione della vittoria a partire dalle scuole calcio”.
Ciro Troise