Torre del Greco. «Mi ripeteva: guarda cosa mi ha fatto, guarda cosa mi ha fatto. Poi ha perso coscienza, credo sia morto tra le mie braccia». Gennarino Verde non riesce a darsi pace, trema come una foglia al pensiero della notte da incubo vissuta a due passi dal luna park che gestisce insieme al fratello: «Non sono riuscito a dormire, rivedo sempre il volto di Giovanni davanti agli occhi – racconta con la voce spezzata dal dolore -. In anni di attività abbiamo assistito a scene di ogni genere, ma sarà impossibile dimenticare quanto accaduto domenica sera».
Una serata di festa, con centinaia di giovani e bambini pronti a regalarsi qualche ora di gioia e divertimento sulle giostre allestite in un’area privata di Leopardi: «Avevamo montato il week end precedente, ma la pioggia aveva rovinato il debutto – ricorda il cinquantacinquenne – Eravamo felici per l’affluenza, la gente si divertiva. Dopo due anni di pandemia e restrizioni, sembrava l’atteso ritorno alla normalità. Ma all’improvviso è scoppiato l’inferno».
A una manciata di minuti dall’orario di chiusura, intorno alle 22.30, l’attenzione di tutti è stata catturata dalle grida provenienti da un vialetto adiacente al luna park: «C’era un gruppo di ragazzini, sembrava stessero discutendo animatamente – il racconto shock di Gennarino Verde -. Poi è cominciato un fuggi fuggi generale: un ragazzino è corso in direzione di un bar della zona, trovando rifugio all’interno del locale. Giovanni, invece, si è diretto nuovamente all’interno del luna park».
Una corsa disperata per provare a sfuggire alla morsa delle belve pronte a vendicare con il sangue uno «sguardo di troppo», una corsa disperata per trovare le braccia di una persona amica: «Conoscevo Giovanni da tempo: frequentava l’oratorio con mio nipote: era un ragazzo d’oro, educato e perbene. Lo chiamavamo il gigante buono per la sua stazza e perché era veramente un pezzo di pane – la commozione del giostraio -. Quando mi ha visto, mi è riuscito a dire solo: guarda cosa mi ha fatto, guarda cosa mi ha fatto. Poi ha perso conoscenza tra le mia braccia. Insieme al personale del luna park abbiamo subito chiamato il 118 per i soccorsi».
Nel frattempo, tuttavia, alcuni amici delle vittime erano riusciti a fermare un’auto privata lungo via Nazionale: «Giovanni e l’amico sono stati trasportati d’urgenza all’ospedale Maresca. Ho sperato tutta la notte potesse succedere un miracolo – si dispera il giostraio – Invece, Giovanni non ce l’ha fatta».
Un dolore insopportabile, capace di convincere i fratelli Verde a rivedere i piani per le festività pasquali: «Il luna park doveva restare a Leopardi fino a maggio – sottolinea Gennarino Verde – Ma, d’accordo con mio fratello Giuseppe, abbiamo deciso di andare via in anticipo. Non credo riusciremo a procedere subito con lo smontaggio delle giostre, ma sicuro saremo chiusi. Non è possibile restare dopo quanto accaduto, il dolore è insopportabile. Non si può morire così a 19 anni».
Morire per uno «sguardo di troppo» in un giorno di festa, proprio nel giorno della domenica delle palme.
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