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Torre del Greco, lo strazio di mamma Marianna: «Voglio riabbracciare un’altra volta Giovanni»
La vittima Giovanni Guarino
CRONACA
13 aprile 2022
Torre del Greco, lo strazio di mamma Marianna: «Voglio riabbracciare un’altra volta Giovanni»
I genitori del 19enne ammazzato al luna park distrutti dal dolore: «Vogliamo la sua salma»
Alberto Dortucci

Torre del Greco. Sprofondati sul piccolo divano dell’abitazione al primo piano di via Falanga, provano a farsi forza l’uno con l’altro. Il viso segnato dal dolore e gli occhi gonfi di lacrime, Antonio e Marianna non riescono a trovare pace: «Com’è possibile? è sceso di casa alle 22.10 e alle 22.25 era morto», si dispera il padre di Giovanni Guarino, il diciannovenne ucciso a coltellate all’ingresso del luna park allestito a Leopardi. «Voglio rivedere un’ultima volta mio figlio, fatemi riabbracciare il mio Giovanni», riesce solo a sussurrare la mamma. Non chiude occhio dall’agghiacciante telefonata arrivata dal commissariato di polizia: «Com’è possibile? Com’è possibile?» ripete come per trovare una spiegazione a una tragedia senza logica. Giovanni si è trovato nel posto sbagliato nel momento sbagliato, tradito dalla sua generosità. Era intervenuto per difendere l’amico del cuore e proprio al cuore è stato centrato da una delle sette coltellate sferrate dalle due belve di 15 anni arrivate da Torre Annunziata per spargere sangue e morte. Nel piccolo appartamento nel cuore della «piazzetta» di Torre del Greco si affacciano parenti e amici per lasciare un abbraccio e una parola di conforto: Giovanni era cresciuto tra i vicoli del centro storico, era conosciuto e apprezzato da tutti. «Era un figlio del nostro quartiere – racconta una donna -. L’abbiamo visto crescere fino a diventare un “gigante”. Era un pezzo di pane, non meritava una fine del genere».

Il lutto cittadino

A portare il cordoglio e il dolore dell’intera comunità a mamma Marianna e a papà Antonio è stato il sindaco Giovanni Palomba: «Sono rimasto colpito dalla compostezza dei genitori di Giovanni, a cui ho voluto esprimere la sincera e commossa vicinanza di tutta Torre del Greco – spiega il primo cittadino -. Da padre e da uomo delle istituzioni sono ancora sgomento per l’accaduto». Per il giorno in cui saranno celebrati i funerali del diciannovenne – al momento, bisogna attendere la nomina del medico legale incaricato dell’autopsia – il sindaco proclamerà il lutto cittadino: «è il minimo che potessimo fare come amministrazione comunale per Giovanni, vittima innocente di una brutale violenza – sottolinea Giovanni Palomba – Sono certo che la comunità si stringerà intorno alla famiglia per provare a superare questo tragico momento».

L’arcivescovo ai funerali

Insieme al primo cittadino a fare visita alla famiglia di Giovanni Guarino anche il parroco della basilica di Santa Croce, la chiesa madre di Torre del Greco frequentata dal diciannovenne: «La madre si è stretta a me e si è lasciata andare a un pianto a dirotto – dice don Giosué Lombardo -. Era giusto che la lasciassi sfogare. Il padre, invece, era pietrificato nel suo dolore». A casa di Antonio e Marianna, il pastore di Santa Croce si è trattenuto a lungo per provare a dare conforto ai due genitori: «Hanno gradito la nostra vicinanza – sottolinea il parroco – e sicuramente tornerò anche nei prossimi giorni. Ma in questi casi le parole dicono poco. Ora bisogna pensare al ‘dopo’, ai giorni che verranno. Quando ci sono le grandi folle, nei momenti di intenso dolore, chiedo di non salutare i parenti, invitando a mostrare vicinanza dal giorno successivo, da quando cioè si spegneranno i riflettori». Don Giosuè Lombardo ha anche sentito l’arcivescovo di Napoli, monsignor Domenico Battaglia: «Che mi ha fatto sapere come, nei limiti dei suoi impegni, è disposto a venire a Torre del Greco quando si celebreranno le esequie di Giovanni. Sarà importante sentire una parola autorevole su questa violenza e su queste difficoltà che stiamo vivendo come comunità». Poi un pensiero va a una vicenda in grado di riaccendere l’attenzione sul tema del disagio giovanile, ai due quindicenni usciti di casa con un coltello in tasca: «Fa riflettere che degli adolescenti escano di casa portando con sé dei coltelli – ammette il sacerdote – . Dietro tutto questo, anche da ciò che sta emergendo dalle indagini, c’è una cultura, un modo di vedere la vita che va al di là di ogni analisi che noi possiamo fare, di contesti che noi possiamo immaginare. Dietro questi ragazzi, c’è una cultura violenta. Guai però a generalizzare e a fare di tutta l’erba un fascio. I nostri ragazzi, ragazzi come Giovanni e Nunzio, il gruppo di cui fanno parte questi giovani e che staziona spesso fuori alla parrocchia, non girano armati».

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