Napoli. All’inizio degli anni ’60 la critica d’arte Lea Vergine lo definì “portatore di traumi”: è morto la scorsa notte, a Napoli, all’età di 87 anni, Gianni Pisani, noto artista partenopeo che, nel corso della sua carriera, iniziata con la pittura, è stato in grado di stringere rapporti con la Pop Art, New Dada, Body Art. L’ “enfant terrible” della pittura italiana contemporanea, che ha trascorso la sua vita in giro per il mondo, ultimamente soffriva per una malattia.
A tenerlo sotto controllo era il nipote medico Antonio Pisani, figlio del fratello maggiore Vincenzo. Gianni Pisani è stato docente all’Accademia di Brera a Milano, tra il 1980 e il 1982, per poi ricoprire il ruolo di direttore, per 14 anni, dal 1994 al 1998, dell’Accademia napoletana di Belle Arti.
Figlio di un ingegnere e di Teresa di Bello, era nato a Napoli, il 20 marzo 1935. Il fratello Raffaele è il noto poeta dialettale, ricordato per avere dipinto le sue poesie sul muro di via Stasio, a Napoli. Oggi ha 82 anni e vive in Sicilia. Poi ci sono Paolo, stimato cardiologo primario dell’ospedale Cardarelli, deceduto due anni fa, Rosaria la sorella professoressa che vive in Calabria e il primogenito Vincenzo, avvocato, scomparso in giovane età, nel 1996.
Il maestro Pisani si sposò due volte e dal primo matrimonio è nato Marcello, il suo grande amore che è architetto. Negli ultimi anni della sua carriera artistica è tornato alla pittura espressionista e ha trattato anche temi religiosi. Toccante il ricordo dei nipoti Angelo, Antonio e Sergio, rispettivamente avvocato civilista, medico e avvocato penalista: “Nostro padre Enzo, – ricordano – fratello maggiore di Gianni, è stato praticamente il suo maestro. A lui, zio Gianni, rubava i suoi colori per dipingere. Una passione irrefrenabile. Nonno Angelo lo sgridava continuamente perché pretendeva che lui studiasse e che facesse il professionista, ma ci raccontavano che zio era molto vivace , è riuscito a diventare un famoso artista internazionale”.
Negli anni ’60 ai dipinti aveva affiancato la produzione di oggetti. Nel 1969 era stato uno dei firmatari della Carta di fondazione della Galleria Inesistente. I temi principali delle sue creazioni sono stati la vita, la morte ed il sesso, ma l’opera che i suoi estimatori ritengono più rappresentativa è conservata nella Pinacoteca di Capodimonte: si intitola “Il Letto” ed è una composizione del 1963. Per realizzarla utilizzò il letto che per anni aveva condiviso ad Afragola con i suoi fratelli. Le esequie si terranno alle 11 di domani, nella chiesa di Santa Maria della Sanità.