Torre del Greco. È passato un mese dallo straziante addio a Giovanni, ma il tempo si è fermato all’interno della basilica di Santa Croce. Tra le navate della chiesa madre di Torre del Greco, il dolore si «sente» sulla pelle. Forte, proprio come il giorno dei funerali. Sul sagrato campeggia lo stesso striscione affisso all’indomani dell’arresto dei due baby-assassini di Torre Annunziata: «Giustizia per Giovanni».
Una comunità intera si è ritrovata per ricordare – esattamente a un mese dal barbaro massacro al luna park – il «gigante buono» cresciuto tra i vicoli del centro antico.
Mamma Marianna e papà Antonio si stringono in un abbraccio inconsolabile, circondati dall’affetto dei familiari e degli amici del diciannovenne.
Il sindaco Giovanni Palomba si defila in un angolo, come a volere portare il silenzioso cordoglio di un’intera città straziata da una tragedia intollerabile è insopportabile.
Il vescovo Domenico Battaglia stavolta non c’è, ma è come se ci fosse. Non è voluto mancare all’appuntamento e ha consegnato a don Giosuè Lombardo – parroco di Santa Croce – un’accorata lettera-appello: «Caro Giovanni, il tuo nome significa dono di Dio. Oggi siamo qui insieme a te, ma vorremmo essere altrove: vorremmo che questo momento fosse solo un incubo – le parole del vescovo – I tuoi amici sono indignati per la tua morte ingiusta, atterriti per ciò che ti è capitato. Ma non serve la rabbia, occorre trasformare la rabbia in un sistema alternativo alla violenza. Agli amici di Giovanni voglio dire: questo dolore non sia inutile. Ragazzi scegliete sempre di stare dalla parte della vita».
Un messaggio di speranza già lanciato in occasione dell’ultimo saluto al «gigante buono» e raccolto al volo dai suoi «fratelli» pronti a occupare ogni scranno della basilica per restare «vicini» all’amico di sempre: «Eravamo come dita della stessa mano, avevamo bisogno l’uno degli altri – il commosso ricordo – Un mese fa la nostra vita è cambiata, ma la tua presenza non è andata via. Qui non è facile senza te, non ti dimenticheremo mai: terremo sempre vivo il tuo ricordo. Oggi, a distanza di un mese, neanche un secondo il dolore è diminuito. Ma l’amore di un fratello va oltre tutto, anche oltre la morte».
Toccanti le parole di mamma Marianna e papà Antonio: «Sei stato un figlio gioioso e affettuoso, in pochi anni hai donato tutto ciò che potevi regalare. Eri sempre presente: solo le serate della domenica le volevi tutte per te, per trascorrere qualche ora con gli amici che chiamavi fratelli. Caro figlio quanto ci mancano i tuoi abbracci: vogliamo continuare a credere che sei nella stanza accanto, ti chiameremo come sempre Giovi. In questo momento rischiamo di essere sopraffatti dallo sconforto, ma il Signore ci deve dare la forza per andare avanti nelle convinzione che ora Giovanni sarà un eletto del suo regno».
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