Castellammare. «Abbiamo raccontato Enrico Caruso perché si tratta di una delle prime star della modernità. Un simbolo della globalizzazione, testimonial delle eccellenze dei nostri territori. Il recupero della memoria è centrale se si parla di valorizzazione culturale e futuro affidato ai giovani». Raffaele Schettino, Direttore di Metropolis, parla del secondo volume della collana “Terranostra” edito da Citypress.
«Un nome che abbiamo utilizzato pensando al primo album di Pino Daniele, Terra mia, e che in un certo senso riprende il nostro concetto di difesa del territorio e delle sue eccellenze». Parla di “memoria”, di “recupero delle tradizioni” e di sostegno “ai giovani che vogliono mettersi in mostra” il Direttore di Metropolis.
«Il compito di un giornale – afferma davanti a una platea formata da politici, funzionari, imprenditori ma anche qualche turista che sul Faito si sofferma ad ascoltare – è quello di fare cronaca, sicuramente. Abbiamo raccontato nei giorni scorsi, con dolore e dispiacere, dello scioglimento di due importanti comuni per infiltrazioni camorristiche e, anche, di un sindaco indagato per lo stesso infamante reato. Davanti alla cronaca, al racconto dei fatti che investono un territorio Metropolis fa e continuerà a fare il suo lavoro. Ma il compito di un giornale è anche altro: significa raccontare le eccellenze di quest’area, dialogare con i giovani che delle nostre terre sono il futuro, aiutarli a ricordare la memoria di ciò che siamo stati, investire sulle cose belle».
E quindi il riferimento a Enrico Caruso, il re scugnizzo della lirica. Il secondo volume che arriva dopo il “Vespucci” la nave più bella del mondo è l’occasione per raccontare le gesta di un eroe moderno, di una favola ottocentesca che si dipana però nel secolo breve, il ‘900 caratterizzato da due guerre mondiali. «Caruso è un testimonial d’eccellenza del territorio, ovunque vada parla della pasta, del pomodoro della sua terra. A suo modo è un influencer dello stile del made in Italy e dello stile napoletano: cappelli, guanti, abiti sartoriali. È stato qui nelle ultime settimane della sua esistenza e ha voluto abbracciare il popolo napoletano dal quale si era staccato in maniera traumatica con il caso dei fischi e mancati applausi al San Carlo all’alba del ‘900» E’ il racconto di un simbolo di Napoli che si «ricongiunge al suo popolo venendo a morire dove tutto era cominciato: a Santa Lucia nel cuore della sua Napoli» conclude il Direttore di Metropolis.