Torre del Greco. L’ultimo, in ordine di tempo, a sbottare pubblicamente contro la sua «gestione» del consiglio comunale è stato il sindaco Giovanni Palomba: «Ha ragione chi spinge per la sfiducia», si è lasciato sfuggire il primo cittadino all’indirizzo del presidente del consiglio comunale Gaetano Frulio in occasione della scorsa seduta dell’assise cittadina.
Una stoccata rilanciata a distanza di qualche minuto dall’ex senatore Nello Formisano, pronto a sottolineare in aula come «ci sarebbero decine di valide ragioni per la sua sfiducia».
Senza contare poi i ripetuti attacchi alla conduzione dei lavori lanciati dal delegato al Pnrr Ciro Accardo, legittimo aspirante alla carica oggi ricoperta da uno dei sette voltagabbana della maggioranza di palazzo Baronale.
Insomma, la fronda per sfilare la poltrona d’oro da 3.700 euro lordi al mese al promotore del golpe di febbraio allo storico leader della Dc all’ombra del Vesuvio – golpe miseramente fallito in consiglio comunale – si allarga. E perfino chi, fino a oggi, era rimasto «neutrale» davanti alla questione comincia a guardare con mutato interesse a un’eventuale sostituzione in corso d’opera.
D’altronde, i «numeri» spingono Giovanni Palomba & company a valutare l’ipotesi di una direzione dei lavori dell’assise meno schiacciata sulle posizioni della minoranza. Con il sostegno di Romina Stilo e Carmela Iacomino, infatti, la maggioranza può contare oggi su 15 voti: basterebbe trovare un «franco tiratore» tra i banchi dell’opposizione per centrare l’obiettivo della sfiducia a Gaetano Frulio e individuare poi un nuovo capo dell’assise.
E considerato come la «minoranza attiva» si sia ridotta a soli sei consiglieri comunali, l’impresa non appare impossibile.
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