La Conferenza di Servizi dà il via libera alla realizzazione della nuova fabbrica della Sbe Varvit nell’ex area Montefibre di Acerra. L’azienda dell’imprenditore Alessandro Vescovini ha completato l’iter burocratico e ottenuto i permessi necessari a costruire i capannoni nei quali sarà trasferita parte della produzione che oggi viene fatta a Monfalcone. L’imprenditore emiliano nei giorni scorsi ha avuto un confronto con i vertici della Regione Campania, che ha ringraziato per la disponibilità mostrata e per la celerità nel rilascio delle necessarie autorizzazioni. Già firmato anche il contratto con la ditta che dovrà costruire i nuovi capannoni, alla quale è stata chiesta la possibilità di lavorare su tre turni (anche di notte), per rispettare i tempi di consegna del nuovo stabilimento entro il mese di ottobre 2022. Un’impresa non semplice, ma necessaria secondo la Sbe Varvit per rispettare gli accordi presi con i nuovi clienti del Sud Italia che dovranno cominciare a ricevere la merce ordinata già dall’inizio del 2023.
Nella nuova fabbrica che sorgerà ad Acerra saranno impiegati 21 ex dipendenti della Meridbulloni di Castellammare, oltre 42 operai neo assunti tra la città stabiese, Torre Annunziata, Scafati e altri comuni della provincia di Napoli, in alcuni casi segnalati dagli stessi ex Meb o presi direttamente dagli istituti tecnici del territorio.«Vescovini è stato attaccato da coloro che non hanno capito il valore socioeconomico che un’azienda seria come la Sbe Varvit rappresenta per il territorio campano e ancor di più per l’area torrese-stabiese da anni succube delle organizzazioni camorristiche e del malaffare», sostiene Antonio Fiore, segretario regionale della Cisal Metalmeccanici.
«Noi abbiamo scelto di essere al fianco di tanti lavoratori in difficoltà, vigilando sulle corrette relazioni industriali e sindacali, nonché sul rispetto delle norme contrattuali di categoria – continua Fiore – Abbiamo posto il lavoro e la tutela dei lavoratori al centro della nostra azione sindacale. Il nostro compito è anche quello di tutelare gli imprenditori seri che con coraggio vengono a investire nei territori cannibalizzati da anni di cattive gestioni politiche e sindacali, soprattutto se considerano i lavoratori un patrimonio indispensabile da promuovere e preservare. Mai più lavoratori vessati, mai più imprenditori vittime di camorra e inefficienza istituzionale».
Resta sul tavolo, tuttavia, la vicenda di altri 40 ex operai Meridbulloni che non hanno accettato il trasferimento imposto dal Gruppo Fontana nel dicembre 2020 e hanno chiuso anzitempo la loro esperienza con la Sbe Varvit perché gli era stata comunicata l’intenzione di non trasferirli ad Acerra quando sarebbe stata aperta la fabbrica. Lavoratori che vedono avvicinarsi la scadenza della Naspi e attendono risposte dalla Regione Campania.