“Itinerari catecumenali per la vita matrimoniale” è il nuovo documento stipulato e condiviso dal Papa e dal Vaticano che si prefissa l’obiettivo di guidare le coppie di sposi nel loro percorso matrimoniale, per favorirne una felice durata e soccorrerli nei momenti di crisi.
Tra i vari suggerimenti, il Pontefice invita i credenti a praticare la castità sia prima che durante il matrimonio, in modo da poter cogliere «l’importanza di quei valori e di quelle attenzioni che insegna: il rispetto dell’altro, la premura di non sottometterlo mai ai propri desideri», oltre a dare l’opportunità «ai nuovi sposi di stare insieme, di conoscersi meglio, senza pensare immediatamente alla procreazione ed alla crescita dei figli». Quanto v’è scritto ha ovviamente scatenato l’indignazione del web e dell’opinione pubblica, dato che si tratta di affermazioni giudicate anacronistiche mosse dal puro bigottismo religioso. La volontà del Vaticano di porre dei limiti alla vita sessuale delle persone ha dell’assurdo, non perché siamo tanti eredi del Marchese De Sade dediti alla più lussuriosa promiscuità che si sentono minacciati da tali affermazioni, ma per il semplice fatto che queste disposizioni sono testimonianza della perpetua intrusione della Chiesa in ambiti che non le competono.
Certo, bisogna riconoscere che quella del Papa non è un’imposizione, possiamo intenderla come una sorta di consiglio, ma questo non cambia la sostanza: ciò che è sbagliato è pensare di poter mettere bocca su questioni che riguardano il corpo e l’intimità altrui.
E’ necessario considerare anche che i credenti più affiatati e legati alle tradizioni potrebbero decidere di seguire queste proposte, e allora sapete cosa succederebbe? Ci sarebbero altre discriminazioni, altri indici giudicanti puntati verso coloro che, al contrario, decideranno di fare delle loro situazioni private ciò che più ritengono giusto. Non saprei dire se ci sia un effettivo interessamento verso i temi attuali, questioni su cui forse i giovani cristiani si sentirebbero rassicurati se il loro capo religioso si esprimesse al riguardo. Ma pazienza, se quest’ultimo può benissimo rimangiarsi le belle parole spese nei confronti degli omosessuali, perdendo l’occasione di compiere un effettivo passo in avanti che possa aprire le porte della Chiesa anche agli esclusi, l’importante è recuperare un accidente antico come il tempo che non ha niente a che vedere con il secolo in cui viviamo. Molti potrebbero obiettare dicendo che il nostro è un Paese democratico in cui ognuno può dire la sua, ma la realtà è che ormai i concetti di democrazia e libertà di parola vengono utilizzati quasi senza criterio, senza una riflessione concreta sulle conseguenze sociali delle proprie affermazioni. Così, mentre sui social possiamo essere bannati dalla piattaforma se usiamo qualche espressione poco delicata, gli esponenti della politica e del clero sono liberi di dire qualsiasi cosa, anche quella più inappropriata e indelicata.
Oltretutto ci lascia un amaro sorriso di incredulità il fatto che un’istituzione come questa, capace di insabbiare centinaia e centinaia di abusi sessuali, composta (anche) da uomini che hanno molestato e/o violentato dei minori indifesi, si senta così libera di esprimersi su temi come la castità e i valori che deriverebbero da essa. Che poi, se vogliamo prendere alla lettera quanto è stato dichiarato, non è che si possa effettivamente dire che «la premura di non sottomettere l’altro ai propri desideri» la si può trarre dall’astinenza sessuale, quando degli esponenti della stessa Chiesa, vessilli umani della castità che dovrebbero essere ben allenati a tenere a bada i propri istinti, hanno sfogato su degli innocenti tutta la loro perversione. Questo perché, ed è strano che il Papa sembri non rendersene conto, il rispetto verso gli altri e la capacità di porre un freno alla propria libido quando siamo gli unici ad avere tensioni sensuali, sono valori etico- civili, qualcosa di ben più grande del fanatismo religioso e della pudicizia. E’ quindi più che lecito storcere il naso dinanzi ad una così colossale incapacità di riscontrarsi coi tempi e, soprattutto, di essere coerenti. Come possiamo mai prendere seriamente discorsi sulla castità quando il Vaticano, che non solo manca di ricordare ad alcuni dei suoi esponenti gli obblighi della talare, o quanto meno di punirne severamente gli orribili crimini, ma che per giunta ha finanziato per vent’anni un’azienda che produceva la pillola del giorno dopo, scontrandosi quindi con tutte le sue imposizioni verso il sesso e l’aborto? L’insieme di tali contraddizioni e tutto questo discorrere mi conducono ad una sola conclusione: la Chiesa che protegge i preti pedofili e si esprime sulla castità pecca di ipocrisia.