Torre del Greco. Se due indizi fanno una prova, Torre del Greco rischia di vivere una nuova stagione di piombo e sangue per il controllo delle attività criminali all’ombra del Vesuvio.
A una settimana dall’agguato all’erede di un noto fiancheggiatore della camorra – raggiunto da vari colpi di pistola alle gambe, raid «giustificato» come una reazione a una rapina – una seconda sparatoria ha fatto tremare la zona porto della città.
È successo intorno alle 22 tra corso Garibaldi e largo Bandito, dove un commando – al momento, ignoto – ha aperto il fuoco contro le finestre dell’abitazione di Marco Palomba, alias ‘o chiatto, nipote del padrino noto come ‘o struscio nonché ex collaboratore di giustizia.
I colpi hanno centrato il muro dell’abitazione, fortunatamente senza centrare nessuno. Immediato è scattato l’allarme alle forze dell’ordine: in pochi minuti sono piombate in zona porto diverse volanti della polizia.
Gli uomini agli ordini del primo dirigente Antonio Cristiano hanno avviato le indagini per risalire agli autori del raid: acquisite le immagini delle telecamere di diverse attività commerciale e ascoltato l’obiettivo dell’attentato a chiaro scopo intimidatorio.
Il nipote del capoclan Giuseppe Falanga si occupava dello spaccio di stupefacenti e – al momento dell’arresto – decise subito di collaborare con la giustizia, cominciando a svelare i retroscena degli affari della cosca di giù a mare.
Nei mesi scorsi, la decisione di uscire dal programma di protezione e tornare a Torre del Greco. Un ritorno, evidentemente, sgradito alle nuove leve della criminalità organizzata della città del corallo.
@riproduzione riservata