Ha ucciso l’uomo con il quale condivideva la cella nel carcere di Poggioreale «perché lui aveva ammazzato sua madre e l’aveva fatta a pezzi». Dunque, quel soggiorno obbligato nella stessa stanza all’interno del padiglione Livorno «non sarebbe stato sereno». E’ Salvatore Pasqua, ventiseienne di Castellammare di Stabia, l’uomo accusato dell’efferato omicidio di Eduardo Chiarolanza, il quarantasettenne morto lo scorso 8 gennaio all’ospedale Cardarelli di Napoli, dove era stato ricoverato a seguito dell’aggressione subita in carcere una decina di giorni prima. Pasqua, nel frattempo trasferito nel carcere di Benevento, è stato interrogato nei giorni scorsi dal gip del Tribunale di Napoli, Saverio Vertuccio. Assistito dall’avvocato Rolando Iorio ha detto di non ricordare nulla e di non sapere nemmeno chi fosse Eduardo Chiarolanza. Ma a ricostruire quanto accaduto in quella cella del carcere di Poggioreale – al termine di indagini durate sei mesi – sono stati i magistrati della Procura di Napoli. Secondo la tesi dell’accusa, Salvatore Pasqua avrebbe aspettato che Chiarolanza raggiungesse le docce per aggredirlo con pugni e calci, colpendolo alla testa anche con uno sgabello. Una violenza inaudita, un accanimento sul corpo del quarantasettenne che era stato reso quasi irriconoscibile dall’assassino. A supporto della tesi dell’accusa ci sono alcune intercettazioni in carcere, inequivocabili secondo il gip del Tribunale di Napoli. Subito dopo quell’aggressione, che poi portò alla morte di Chiarolanza, gli investigatori piazzarono alcune cimici nelle celle del padiglione Livorno e proprio Pasqua – inconsapevole di essere intercettato – confermò di essere stato lui ad ammazzare il quarantasettenne di Pianura. Due, in particolare, le frasi finite agli atti. La prima nel carcere di Poggiorale dove il ventiseienne stabiese dice: «Sono consapevole che l’ho ucciso io e l’ho fatto perché lui aveva ucciso la madre». La seconda nel penitenziario di Santa Maria Capua Vetere dove sempre Pasqua dice: «Aveva fatto a pezzi la madre, per questo l’ho ucciso». Il pluripregiudicato stabiese di fatto avrebbe giustiziato il quarantasettenne conosciuto come il “mostro di Pianura”. Eduardo Chiarolanza era reo confesso dell’omicidio di sua madre Eleonora Di Vicino. La ottantacinquenne fu uccisa all’interno della sua abitazione e poi fatta a pezzi dal figlio, i suoi resti furono ritrovati all’interno di alcune buste abbandonate in campagna, nel quartiere alla periferia di Napoli. Chiarolanza, che era affetto da disturbi psichici, nel settembre del 2021 ammise di aver ammazzato l’anziana madre, secondo la tesi dell’accusa perché le aveva negato dei soldi che lui spendeva per le scommesse. Secondo il gip del Tribunale di Napoli, dunque, Pasqua avrebbe ammazzato Chiarolanza per punirlo e perché «avrebbe compromesso la serenità del soggiorno in cella». Il ventiseienne stabiese, anche lui affetto da disturbi psichici, nel febbraio del 2016 fu il protagonista di un gravissimo episodio di violenza che si verificò nel quartiere Privati. Armato di una pala tentò di ammazzare un settacinquenne che stava giocando a bocce all’interno del circolo ricreativo del rione. Un’aggressione brutale, tant’è vero che il volto dell’anziano fu completamente trasfigurato e servirono oltre cento punti di sutura per ricucirlo. A distanza di sei anni da quell’episodio, Salvatore Pasqua è accusato dell’omicidio del suo compagno di cella.
CRONACA
27 ottobre 2022
Castellammare. Uccide a pugni il compagno di cella, indagato 26enne stabiese