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Riapre la Casa dei Vettii, la “Cappella Sistina” degli Scavi di Pompei
CRONACA
10 gennaio 2023
Riapre la Casa dei Vettii, la “Cappella Sistina” degli Scavi di Pompei
Redazione

Scene mitologiche, quadri erotici, racconti per immagini. Un tripudio di natura e di cultura per solleticare i sensi e l’intelletto, con un caleidoscopio di colori e di immagini da cui oggi come allora è difficile staccare gli occhi. E poi il giardino, affollato di statue, fontane, cespugli odorosi, giochi d’acqua. Chiusa al pubblico per quasi vent’anni, eccola in tutto il suo ritrovato splendore la Casa dei Vettii, gioiello tra i più conosciuti e celebrati di Pompei, affascinante per la sua storia e per la raffinatezza dei suoi ambienti, le pitture studiate in tutto il mondo. “Una casa simbolo, una cappella Sistina di Pompei”, sottolinea all’ANSA il direttore del Parco Gabriel Zuchtriegel nel giorno dell’inaugurazione con il ministro della cultura Gennaro Sangiuliano. Gli scavi che la riportarono alla luce risalgono alla fine dell’Ottocento, ma anche il restauro che si presenta oggi ha radici lontane, studiato dalla metà degli anni Novanta del ‘900, quando le pesanti coperture in cemento realizzate negli anni Cinquanta cominciarono a mostrare la loro caducità e convinsero il soprintendente di allora a chiuderla in parte per paura dei crolli. Avviato per la prima volta nel 2002 e poi ripreso nel 2016 sotto la direzione dell’allora direttore Massimo Osanna, il cantiere ha impegnato in questi anni decine di diverse professionalità, dagli archeologi e i restauratori agli architetti, dagli ingegneri strutturisti agli esperti di giardinaggio. Davvero una grande sfida, “nel panorama dei beni culturali uno dei cantieri più complessi e impegnativi degli ultimi decenni”, sottolinea Zuchtriegel. Perché c’era il problema strutturale delle coperture, rese ancora più fragili dal terremoto dell’Irpinia. Ma pure le straordinarie pitture erano in pericolo per un restauro fatto in passato, con un strato di cera che avrebbe dovuto farle risplendere e che invece le aveva rese opache, polverose, in alcuni casi illeggibili. “Rimuovere quella cera è stato un lavoro spaventoso, ma anche di grandissima soddisfazione”, raccontano ora i restauratori, perché ha riportato alla luce particolari incredibili. Restaurato e riallestito è tornato a splendere pure il giardino circondato dalle colonne del peristilio, dove sono state ripristinate le condotte d’acqua e le piccole fontane. E dove sono tornate le statue, seppure in copia perché si è deciso di proteggere gli originali lasciandoli al coperto in altri spazi espositivi del parco. Tra queste c’è il particolarissimo Priapo che in questo giardino, duemila anni fa, stupiva gli ospiti con i suoi zampilli d’acqua. Situata nella parte più ricca della città proprio di fronte ad un’altra sontuosa abitazione, quella degli Amorini dorati, la Casa dei Vettii apparteneva ai fratelli Aulo Vettio Restituto e Aulo Vettio Conviva, liberti diventati ricchi con il commercio del vino, facoltosi al punto da entrare con tutti gli onori nella società pompeiana, tanto che uno di loro faceva parte del collegio degli Augustali. Acquistata la casa, che esisteva dal II sec. a. C e che con i suoi 1100 metri quadrati equivaleva ad un taglio medio nel lusso di allora, i due la fecero restaurare senza badare a spese, ricorrendo alle maestranze più qualificate della città. In tutti gli ambienti di questa loro favolosa abitazione vollero pitture raffinate eseguite con l’eclettismo e lo sfarzo del cosiddetto “quarto stile”, quello che andava di moda appunto nella prima metà del I sec. d.C. Nelle varie stanze attorno al primo atrio o affacciate sul peristilio abbondano scene mitologiche e anche scene erotiche, accompagnate da una miriade di particolari, tra tutti una sorta di festone con amorini impegnati nella preparazione di un banchetto, che il restauro ha praticamente riportato alla luce, rendendone leggibile ogni infinitesimo particolare. Ovunque ci si giri in queste stanze il colpo d’occhio, è da perdere il fiato, tra fregi e racconti mitologici ci sono quadri che per raffinatezza e delicatezza della pennellata, per la vivacità delle cromie, appaiono modernissimi, quasi risalissero alla fine del ‘700. Forse tra le immagini più popolari e conosciute, anche il Priapo con l’enorme fallo poggiato sul piatto di una bilancia – che i due fratelli vollero all’ingresso di casa come segno di prosperità – ha ritrovato i suoi colori. Nell’atrio le due casseforti sottolineano ancora una volta la ricchezza dei proprietari che disponevano anche di una stalla con ingresso autonomo su un’altra via. Eppure al di là dello stretto corridoio dove una scala conduceva al secondo piano, non mancano anche qui le tracce della vita degli ultimi, dalla cucina, con ancora le pentole i treppiedi, i bracieri, ai piccoli ambienti nudi per la servitù, fino allo stanzino tappezzato di scene erotiche che si ipotizza ospitasse la prostituta Eutychis, “greca e di belle maniere”, che qui veniva offerta per due assi. Arte e bellezza, insomma, insieme a uno straordinario spaccato della società antica con le sue stratificazioni e i suoi costumi. Che da oggi, assicura Zuchtriegel, tornerà ad accogliere i visitatori, senza più limitazioni, aperta ogni giorno dell’anno. “L’abbiamo riaperta e non si chiude più”.

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