E’ una domenica particolare, e la vigilia è diversa da tutte le altre. Per la squadra del Napoli, per la città e per Luciano Spalletti. Manca soltanto un passo, possono bastare 90′, al grande traguardo dello scudetto e per l’allenatore sarebbe la prima volta in Italia, il culmine di una carriera pure costellata da successi e soddisfazioni, ma il tricolore è un’altra cosa. Il tecnico lo sa bene e presentando il match con la Salernitana non riesce a parlare soltanto dei temi tecnico-tattici perché sa bene che in caso di vittoria degli azzurri e di mancato successo della Lazio a San Siro con l’Inter sarebbe sancita la conquista matematica del titolo con sei giornate d’anticipo sulla conclusione del campionato. In città c’è un clima di attesa spasmodico (tra festoni, bandiere, scudetti disegnati finanche sul sagrato della basilica nel quartiere di Totò) e anche nel Centro Tecnico di Castel Volturno, inevitabilmente, si respira un’aria diversa. L’allenatore e i calciatori hanno fame di vittoria, questo non si può nascondere. “I miei giocatori – ammette Spalletti – sono stanchi delle riunioni. La nostra saletta video è bellissima, con poltrone comode, ma anche loro vogliono raccontare qualcosa a figli e nipoti. Se saranno bravi questa può essere la storia che saranno orgogliosi di raccontare. Sono ragazzi perfetti e umili, disponibili ad ascoltare, i ragazzi sanno dire anche qualcosa di personale. E’ nata un’amicizia vera tra i ragazzi, ne vado felice. Qualcuno mi ha ricordato che non ho mai vinto in Italia. Se il non compiuto da altre parti è valso per poter vivere questo con il Napoli sono contento che sia stato così”. Il sofferto rinvio della partita con la Salernitana ha provocato polemiche e qualche stilettata ricevuta da Sarri – che ha parlato di ‘tavola apparecchiata’ per il Napoli – e anche durante Napoli Juventus da Massimiliano Allegri, furioso per la sconfitta dei bianconeri. Ma Spalletti non si lascia andare a risposte piccate nei confronti dei colleghi. “Io – dice – non devo rispondere nè a Sarri nè ad Allegri. Io so solo che il nostro campionato ce lo siamo costruito in maniera corretta per quello che è il desiderio della nostra città, l’amore dei nostri tifosi ed è soprattutto a loro e a noi stessi che dobbiamo pensare in queste partite”. L’allenatore del Napoli rivendica anche l’estraneità sua e della squadra alla decisione di rinviare la partita con la Salernitana. “Noi – spiega – non abbiamo affidato al prefetto e al fato quello che è stato il nostro campionato, l’abbiamo affidato alla nostra idea di gioco e alla volontà di rendere felici delle persone che come l’altra sera ci aspettano con il fiato sospeso in un aeroporto per delle ore o nelle strade soltanto per veder passare il pullman di colore azzurro. Noi non abbiamo fatto niente come squadra anzi, quando è stato detto che la partita era stata rinviata avevamo impostato la settimana ed abbiamo dovuto modificare qualcosa. Quindi dobbiamo accettare questa decisione perchè per quello che sappiamo e che vediamo è dipeso dalla necessità di dare sicurezza”. “E’ un qualcosa – conclude – che riguarda le previsioni, non c’è niente di certo, ma la squadra dal punto di vista suo non deve modificare niente e per quella che è la voglia che ho visto in allenamento sono convinto che riusciremo a fare la nostra partita. Non so se basterà perché abbiamo di fronte un avversario forte che fa risultato utile da otto partite”. Infine rivolge un appello ai tifosi del Napoli. “Se riuscissimo a vincere – dice – bisogna poi saperlo fare anche nei comportamenti, nel divertirsi dopo la gara. Dobbiamo sapere che questo sport è dei bambini, e tutti domani, anche io, avremo i figli in giro per la città. Se qualcuno farà qualcosa che mette a rischio la partecipazione di altri a questa festa e soprattutto dei bambini, fa una cosa che assolutamente non si può fare. Bisogna usare il buonsenso e capire che cosa si può rischiare. È un gioco dei bambini, loro devono festeggiare se succerà quello che tutti auspichiamo avvenga”. Il sogno ormai è quasi realtà.
SPORT
29 aprile 2023
Spalletti a 90’ dal sogno: «Bella storia da vivere»