De Luca, guerra al Pd: «Partito di correnti, pieno di anime morte»
“Nel Partito democratico non può esserci rinnovamento se non risponde a una domanda fondamentale: “Chi ci ha portato al disastro elettorale di un anno fa? Chi ha deciso la linea politica? Chi ha deciso le alleanze”. Vincenzo De Luca alza il livello della polemica e, ieri, durante la presentazione del libro “Nonostante il Pd” a Bologna, prende ancora una volta di mira il gruppo dirigente del suo partito a partire dal segretario nazionale. “Se non si risponde a questa domanda – ha spiegato De Luca – il rinnovamento è finzione” accusa De Luca che aggiunge: “Non a caso io ritrovo oggi tutti quelli che da dieci anni governano il partito che sono di nuovo in campo, come se fossero turisti svedesi, e non va bene. Bisogna andare oltre – ha aggiunto De Luca -. Ognuno deve essere valutato per la sua storia e per quello che ha prodotto. E se vogliamo fare rinnovamento vero bisogna andare oltre quelli che ci hanno portato al disastro, altrimenti ci stiamo prendendo in giro”. Nel mirino finisce ancora una volta la formazione dei gruppi dirigenti, la loro selezione e la scelta delle candidature. Nel Partito democratico vi è “un metodo negativo di selezione dei gruppi dirigenti” afferma il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca. “Il metodo è questo: più perdi i voti e più vai avanti. Non troverete un dirigente nazionale che abbia conquistato qualcosa nel suo territorio di riferimento, che abbia vinto una battaglia elettorale, che abbia il coraggio di presentarsi con la sua faccia davanti agli elettori”, ha osservato De Luca. “C’è un meccanismo perverso – ha aggiunto De Luca -. che è fondato sul correntismo, non sui meriti, non sul valore politico, non sulla qualità culturale, non sulla tenuta organizzativa, ma è fondato sull’appartenenza alle correnti”. Oggi nel Pd “abbiamo un gruppo dirigente nazionale che, a mio parere, è costituito per l’80 per cento da anime morte, da gente che non conta nulla sui territori, nelle aree sociali di riferimento, e che, in alcuni casi, non conta nulla sul piano grammaticale e della sintassi” è l’affondo del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca avvenuta a Bologna e rilanciata da De Luca sui suoi canali social nello spazio della diretta Facebook del venerdì. De Luca ha insistito: “Questo è un partito di morti, di opportunisti. Nessuno dice una parola, pensano solo alla campagna elettorale. Invece dobbiamo discutere, con educazione. Dovremmo ricordarlo a qualche giovanotto che è entrato da tre mesi nel partito e pensa di farci la lezione”, ha concluso. Secondo il Governatore della Campania c’è un problema di metodo nell’impostazione della politica da parte del Partito Democratico che il presidente della Regione Campania prova a sintetizzare così: oltre alla propria condizione individuale l’operaio è interessato alla prospettiva di futuro dei figli. Quindi se non parli di ragazzi costretti ad andare all’estero per vivere, di futuro, tu non parli più neppure agli operai. In queste condizioni, anche di fronte a una classe di governo penosa rischiamo di non cambiare situazione paese perchè non offriamo alternativa di governo credibile”. Infine De Luca accusa il Pd di parlare un linguaggio non comprensibile. “Tutto questo linguaggio da pipì! Uè, parlate il linguaggio delle persone normali. Eliminate questa sorta di sanscrito, questa lingua morta che noi continuiamo a utilizzare”, conclude. Sul futuro alle Europee la posizione del Governatore della Campania è chiara: “Non so cosa succederà alle elezioni europee, dal mio punto di vista sarebbe una tragedia il crollo del Partito Democratico” afferma. “La mia angoscia è questa – sostiene il governatore -. Non solo perché la democrazia senza un’opposizione forte e credibile rinsecchisce, ma perché la società italiana è ancora profondamente segnata da fratture territoriali, sociali, di genere. Per essere governato un Paese del genere ha bisogno di una grande forza politica nazionale che abbia grandi idealità, una grande storia alle spalle, che abbia senso del futuro, altrimenti – conclude De Luca – questo Paese continuerà a scivolare in basso”. Anche sul premierato la posizione è netta: “Il premierato? Andranno a sbattere contro un muro di cemento armato. La Meloni sta sistemando parenti, amici, cognati può fare quello che vuole con la maggioranza che ha e c’è bisogno del premierato? Cioè di rompere gli equilibri costituzionali?”, ha aggiunto. De Luca ha anche lanciato quella che potrebbe essere la strada per le prossime regionali. Per il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca “ci sono le condizioni” per mettere allo stesso tavolo Pd, Movimento 5 Stelle, Calenda e Renzi e creare “una coalizione vincente” in grado di offrire un’alternativa a “questo governo di squinternati”. L’analisi e’ stata fatta ieri sera a Bologna durante la presentazione del suo libro “Nonostante il Pd”, rilanciata da De Luca sui canali social nello spazio dedicata alla consueta diretta social del venerdi’. “Non troveremo intese per le Europee – ha avvertito De Luca -. Ma dopo dobbiamo sederci e ragionare seriamente”. Per De Luca il punto di partenza e’ quello di “accantonare i problemi secondari” e ragionare sui “problemi fondamentali del Paese”, come “i programmi per il Mezzogiorno dove non arriva un euro”. “Ognuno e’ chiamato a dire quali sono i punti di programma principali. E’ tempo che Pd, Movimento 5 Stelle, Calenda e Renzi si siedano e assumano posizioni responsabili nei confronti del nostro Paese”, ha concluso.

