Si è seduto su uno sgabello davanti a circa 500 studenti della Federico II. Invitato dal rettore Matteo Lorito che, per questo motivo, è stato criticato. Per ultimo anche dal procuratore di Napoli, Nicola Gratteri che ha parlato di “cattivi esempi” dati ai giovani. Geolier si è confessato davanti agli studenti. Forse, anche furbescamente, disinnescando il cuore della polemica. Quelle canzoni degli esordi, quando nei suoi video c’erano pistole, riferimenti diretti alla malavita e alla camorra, che non veniva denunciata, ma quasi esaltata come modello. “Il tempo ti matura, io adesso nei pezzi parlo diversamente rispetto al 2018 o al 2019. Ma questa è una responsabilità che mi sono preso io. L’arte non ha una responsabilità educativa, quello devono farlo altri” le parole di Geolier incontrando gli studenti dell’Università di Napoli Federico II nell’aula magna di Scampia. L’arte “ha la responsabilità di curare e di intrattenere – aggiunge -. Le mie canzoni possono farti ballare, o aiutarti in un momento nel quale soffri” ha spiegato senza, però, affrontare il tema per cui inevitabilmente i giovani vengono attratti da certi modelli educativi che si ritrovano in canzoni, film o fiction. “Noi che veniamo dalla periferia siamo più forti, proprio perché veniamo dalla periferia. Abbiamo una fame che gli altri non hanno” ha continuato Geolier. “Io sono andato a lavorare a 9 anni – ha spiegato – e a volte si pensa che venire dalla periferia sia uno svantaggio. La verità è che noi abbiamo la fame negli occhi e gli altri no”. Qualche passaggio, anche abbastanza banale sulla Napoli “discriminata” ha parlato ai giovani. “Sono felice e mi sento onorato. Penso di non poter insegnare niente a nessuno qui, posso imparare io da voi” ha detto entrando nella sede di Scampia. Parlando di una “chiacchierata tra amici, tra coetanei, ognuno con le proprie paure. Io non posso dare un metodo per affrontarle. Io ho mille ansie e mille paure”. E proprio lui che, in qualche pezzo vecchio, prendeva in giro chi studia, rispetto a chi guadagna subito montagne d’oro, oggi è costretto a fare dietrofront: “In un disco c’è un lavoro dietro impressionante, è come un esame universitario, ancora devo trovare un metodo di lavoro, soffro d’ansia su questa cosa”. Ed ha aggunto: “Il mio timore è non essere capito, “Il Coraggio dei Bambini” è stato il pezzo più ascoltato lo scorso anno ma in molti non capiscono il napoletano e questa cosa fa male perché temo di non essere capito”. Il rapper ha poi aggiunto: “Invidio voi universitari, sopportate delle pressioni assurde sul lungo periodo, io dopo un disco in cui metto io dentro mentre voi studiate, assimilate, dovreste spiegare voi a me come fare per sopportare le pressioni” ha sostenuto prima di lasciare l’ateneo sotto lo sguardo compiaciuto del Rettore.
CRONACA
26 marzo 2024
Geolier alla Federico II: “Non sono quello delle canzoni del 2018”