Torre del Greco. La bellezza di 254 sedute deserte in soli 7 mesi di amministrazione comunale. Con benefici per la collettività pari a zero e notevoli danni economici alle casse pubbliche di palazzo Baronale. A 48 ore dall’allarme-sprechi lanciato dal segretario generale emergono i primi dati shock relativi al (cattivo) funzionamento delle commissioni consiliari: organismi capaci di «pesare» fino a 28.000 euro al mese sul bilancio dell’ente di largo Plebiscito – grazie alla possibilità di cumulo di gettoni prevista da una modifica al regolamento promossa proprio dall’attuale capo dell’assise Gaetano Frulio – una somma ritenuta «eccessiva» dal responsabile della trasparenza e dell’anti-corruzione in municipio. Perché, accanto ai costi per i gettoni di presenza per la casta, il Comune deve pagare ogni mese i rimborsi ai datori di lavoro presso cui sono impiegati i politici-lavoratori.
Le riunioni-flop
Non a caso, sotto i riflettori del funzionario capo di palazzo Baronale – evidentemente preoccupato dai rischi legati a un’eventuale inchiesta per danni erariali da parte della corte dei conti di Napoli – sono finiti tempi e modi delle convocazioni delle cinque commissioni consiliari: «Il dato sicuramente non fisiologico accertato nel periodo di osservazione, a partire da luglio del 2023 a gennaio del 2024, evidenzia la bellezza di 254 sedute deserte – scrive Domenico Gelormini nella nota inviata al presidente del consiglio comunale Gaetano Frulio per provare a frenare le spese pazze della casta – Ciò ritengo imponga l’introduzione di misure adeguate di mitigazioni, finalizzate a garantire la sana gestione finanziaria e amministrativa». Come a dire: fino a oggi le commissioni comunale non sono state organizzate «perfettamente» e bisogna subito cambiare registro. Con buona pace della quotidiana corsa al gettone dei consiglieri comunali.
I suggerimenti
All’interno della propria nota, il segretario generale suggerisce di introdurre opportune modifiche regolamentari in grado di prevedere la diminuzione del quorum strutturale necessario per la validità delle sedute o di limitare i tempi d’attesa per la verifica del numero legale – attualmente fissati in un’ora – in modo da «garantire un notevole risparmio delle risorse pubbliche senza incidere sulle prerogative politiche dei consiglieri comunali». Poi un richiamo diretto ai responsabili dei cinque organismi consiliari e (indiretto) al capo dell’assise Gaetano Frulio: «Un maggiore risparmio – evidenzia il funzionario capo di palazzo Baronale – si potrebbe ottenere semplicemente se si prendesse atto, da parte dei rispettivi presidenti, della impossibilità reiterata e consolidata nel tempo di raggiungere il quorum strutturale in determinati orari e si modificasse conseguentemente il programma mensile delle riunioni delle commissioni». Facile a dirsi, ma complicato – alla luce delle resistenza della casta a rinunciare ai propri «benefit» in termini di gettoni e di assenze dal luogo di lavoro – a farsi.
Le fibrillazioni
Il «vademecum per il risparmio» inviato dal segretario generale ha, inevitabilmente, scatenato malumori e fibrillazioni tra i politici di palazzo Baronale. Perché la nota di Domenico Gelormini rischia di scoperchiare il vaso di Pandora delle «anomalie» relative al funzionamento delle commissioni consiliari. I cinque presidenti degli organismi comunali sono già stati convocati dal capo dell’assise Gaetano Frulio per discutere della vicenda e per valutare le «correzioni» necessarie a limitare gli sprechi per i costi della politica nonché a scongiurare il rischio di inchieste per danni erariali da parte della magistratura contabile di Napoli.
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