Scafati. Droga con i clan vesuviani e scafatesi, 37 imputati ieri dal gup Valeria Campanile del Tribunale di Salerno dove 25 accusati hanno scelto di farsi processare con il rito abbreviato e tra loro anche il boss Giuseppe Buonocore (assistito da Massimo Autieri).
Si torna in aula tra qualche giorno con la requisitoria della procura Antimafia, secondo cui per imporsi sul territorio proprio Buonocore avrebbe dovuto fare accordi con altri clan tra cui anche quelli non appartenenti al territorio di Scafati. La sua escalation nel malaffare sarebbe partita dopo l’uscita dal carcere nel 2017. “Alleandosi con i Cesarano di Castellammare per una convivenza sul territorio aveva scalzato nei settori di interesse altri cartelli malavitosi insistenti a Scafati approfittando anche della detenzione degli esponenti delle rispettive cosche”.
La vecchia alleanza con i Cesarano per la Dda salernitana “viene ripristinata grazie alla mediazione di Ferdinando Cirillo e Peppe Buonocore in tal senso si interfaccia con Vincenzo Cesarano noto negli ambienti come ‘o mussone scarcerato nell’aprile del 2017 e assurto a capo cosca dopo l’arresto di Luigi Di Martino detto ‘o profeta e dei suoi più fidati gregari”.
In una intercettazione per la procura ci sarebbe la consacrazione dell’alleanza tra i Cesarano e lo stesso Peppe e’ Scafati e proprio il genero di Franchino Matrone a chiedere al nipote di vedere “se Anna ha preparato il cesto e se lo ha fatto scendilo che lo devo dare. Lo devo portare a Enzuccio (Cesarano) laggiù, ‘o mussone”.
L’inchiesta è quella sulla vendita di cocaina ma anche erba e hashish acquistati da uno a due euro al grammo e rivenduti sul florido mercato dello spaccio tra l’Agro nocerino (Scafati incluso) e i Vesuviani a prezzi raddoppiati con introiti di decine di migliaia di euro settimanali. Denaro che con la complicità di altri sodalizi andava a rinforzare le casse dei clan in particolare quello di Franchino Matrone guidato da Peppe Buonocore.
Tutti sono accusati di aver gestito un giro di spaccio di droga con profitti da migliaia di euro mensili. Capo indiscusso viene considerato il genero di ‘a belva che si sarebbe avvalso della moglie (e figlia dello storico capo clan) per incrementare le casse dell’omonima cosca scafatese. Sul registro degli indagati figurano insieme a Buonocore e consorte altri 35 coinvolti.
Per l’antimafia, Giuseppe Buonocore fissava il prezzo e acquistava la droga per rivenderla a prezzo maggiorato (spesso raddoppiato) per un guadagno di migliaia di euro mensili. E quando Peppe ‘e Scafati non era presente perché raggiunto da misure cautelari a farne le veci era la consorte. Lei è ritenuta la cassiera della cosca scafatese e lei secondo la Dda avrebbe disposto acquisti e cessioni di droga anche dalla sua attività commerciale di Scafati. Ora la prossima settimana si torna in aula per la requisitoria a carico di 25 imputati per atri invece si procede con il rito ordinario.
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