Un capitano schivo, un giocatore con il senso della lealtà e della dignità, un talento mai sbandierato che amava il pallone e l’arte, cresciuto tra i campi di calcio di Tor Marancia e i musei. Un solo scudetto vinto e quella finale di Coppa Campioni persa, rimasta dolore sotto pelle. Trent’anni senza Agostino Di Bartolomei, uomo simbolo del secondo scudetto giallorosso, il faro della Roma di Niels Liedholm: era il 30 maggio 1994, esattamente dieci anni dopo la sconfitta con il Liverpool, quando si tolse la vita con un colpo di pistola, a San Marco, frazione di Castellabate, in provincia di Salerno, il paese di origine di sua moglie Marisa. Tre decenni sono trascorsi ma il tempo non ha mai cancellato il ricordo di un giocatore che lasciò il segno anche nella sua parentesi al Milan. E infatti sono proprio Roma e Milan che in occasione dell’anniversario della scomparsa lo hanno omaggiato: “AGO. Ieri, oggi e domani”, ha scritto il club capitolino insieme ai rossoneri, pubblicando una foto con due maglie, una del Milan e una della Roma con la dieci e la scritta “Di Bartolomei”. A sorreggerla De Rossi e Smalling da una parte, Bonera e Calabria dall’altra, che venerdì prossimo si sfideranno in un’amichevole a Perth giocando con una divisa speciale dedicata proprio ad Agostino. “Un leader” lo ha definito Bruno Conti che con Ago ha condiviso gioie e dolori, “un esempio di romano e romanista”, le parole di De Rossi. “Dobbiamo onorarlo e ricordarlo ogni volta che indossiamo questa maglia”, ha concluso il tecnico giallorosso che quando Di Bartolomei morì era ancora troppo piccolo. Eppure i racconti del padre, Alberto, sono vivi nella memoria di Daniele, come le parole di Luca, figlio di Di Bartolomei che in tutti questi ani si è speso perché suo padre in qualche modo continuasse a vivere. “Va ricordato affinchè sia monito di amore, cura e perseveranza – ha detto a margine del torneo Di Bartolomei dedicato al padre e andato in scena a Trigoria -. In questi trent’anni ho capito che mostrare gentilezza è un investimento che ripaga. Dobbiamo accettare anche nel dolore la sua scelta. Ma anche facendone tesoro, con amore, verso il futuro, verso i bimbi. Questo, per scelta, è il mio ultimo ricordo pubblico di Agostino”. Capitano indimenticato anche dai suoi tifosi che di fronte il campo a lui intitolato nel centro sportivo di Trigoria hanno affisso uno striscione: “Trent’anni che, pensando a te, ci sembra ancora di udirlo: ‘…speriamo di arrivarci col vessillo…”. Riprendendo così la storica frase del capitano giallorosso qualche giorno prima della vittoria del secondo scudetto. Intanto, sempre venerdì. la Roma Primavera, contro il Sassuolo, potrebbe aggiudicarsi proprio il campionato. Lo scorso anno dopo la vittoria della Coppa Italia portò il trofeo a Castellabate, da Marisa Di Bartolomei per commemorare quel suo capitano. Che amava il mare, la musica, l’arte e aveva nei piedi un tiro micidiale (la punizione bomba): 50 reti con la maglia giallorossa, ma tanto altro fuori dal campo, Dentro era capitano vero, sapeva che da soli non si vince nulla. Quella fine tragica ne ha fatto un eroe epico dei tempi moderni: a lui sono stati dedicati libri, canzoni, opere. ‘Se ci fosse più amore per un campione oggi saresti qui’ canta Antonello Venditti in ‘Tradimento e perdono’ brano scritto in ricordo di Di Bartolomei. Capitani di un calcio romantico e malinconico che non c’è più, veri capitani che come è stato più volte scritto morire o anche scegliere di morire, ma non saranno mai dimenticati.
SPORT
29 maggio 2024
Trent’anni senza Di Bartolomei, simbolo di Roma e Salernitana