La Regione Campania non fa alcuna richiesta di autonomia non condividendo la legge approvata dal Parlamento sull’autonomia differenziata. Lo si apprende in ambienti della Regione, dove si ricorda che la Campania aveva già avanzato una proposta di riforma dell’autonomia regionale, molto diversa però da quella varata ieri. Il governatore campano Vincenzo De Luca, infatti, alla fine del 2022 aveva avanzato una proposta di riforma che si basava sulla “Semplificazione e decentramento delle competenze, a Costituzione invariata”. La proposta suggeriva che venissero riformate “le norme vigenti – si legge nel testo predisposto a fine 2022 dalla Campania – che prevedono decine di pareri di uffici dell’Amministrazione statale che dilatano i termini di conclusione dei procedimenti, danneggiando gravemente cittadini ed imprese interessati ad iniziative di sviluppo. Detti pareri possono e devono essere aboliti, concentrando la competenza in capo alle Regioni in sette materie”. Le materie in questione erano: pareri ambientali, impianti energetici, piani paesaggistici, trasformazione urbanistica ed edilizia, portualità, insediamenti produttivi e ZES, silenzio-assenso e silenzio devolutivo sui beni sottoposti a tutela paesaggistica. La Lega però non ci sta e spara a zero su De Luca. “Sull’Autonomia la Regione Campania continua a diffondere menzogne. A tal proposito non è necessario controbattere, come risposta basta allegare il testo del 2019. Ben 5 anni fa, Vincenzo De Luca aveva consegnato a un governo di diverso colore politico, una lettera di formale richiesta di adesione all’Autonomia differenziata. Come emergerà in maniera chiara anche da una veloce lettura del documento, la richiesta del presidente della Campania – unico tra i presidenti di Regione nel Mezzogiorno – fu tanto convinta da non essere condizionata nemmeno alla preventiva attuazione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni. Giusto per ribadire un concetto, caro De Luca… se i latini dicevano ‘scripta manent’, noi qui a Napoli diciamo ’e cchiacchiere s’ ’e pporta ’o viento”. Così Severino Nappi, capogruppo della Lega nel Consiglio regionale della Campania, in una nota a cui allega il testo della proposta avanzata da Palazzo Santa Lucia nel 2019.
Il sindaco Manfredi. Il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi è d’accordo all’idea del referendum abrogativo per cancellare la legge sull’autonomia differenziata, appena approvata. “Io sono d’accordo che la parola passi ai cittadini, perchè i cittadini devono decidere quale paese vogliono. Noi parliamo sempre più della necessità di coinvolgere i cittadini e quindi è più che giusto che i cittadini si esprimano”, ha detto Manfredi
I socialisti. “I parlamentari campani che hanno votato l’autonomia hanno tradito il Sud. Non hanno avuto il coraggio di fare come i loro colleghi calabresi”. Lo ha detto, in una nota, il segretario nazionale del Psi, Enzo Maraio. “Ora, ed è la cosa più singolare, si indignano per i nomi pubblicati sui giornali. Se avessero la contezza di aver fatto una cosa storica e utile al Mezzogiorno dovrebbero, orgogliosi, ringraziare. Se provano vergogna, per aver sostenuto una roba contro il sud, fanno bene a lamentarsi ed a chiedere di essere dimenticati”, conclude il segretario.
I socialdemocratici. Il PSDI esprime “viva preoccupazione per l’approvazione della Legge sull’autonomia differenziata e per le recenti dichiarazioni del Governatore della Regione Campania, in totale accordo con quanto dichiarato dal consigliere Simeone in assise comunale. Nel ribadire l’assoluta necessità dello sviluppo e del completamento e la centralità del sistema del trasporto pubblico nella Città di Napoli, il Partito vede nel “disimpegno” di Governo e Regione una pericolosa dinamica che potrebbe portare, a stretto giro, non solo alla paralisi del sistema dei trasporti, ma anche al consequenziale tracollo del sistema sanitario, già in evidente stato di agonia. L’ incapacità da parte di un Governo e di una Regione di garantire il sostegno, la progettazione ed il futuro sviluppo di servizi essenziali di welfare palesa il loro fallimento politico”.
I giuristi meridionali. “Lungi dal voler scendere in sterili ed inutili polemiche, invitiamo Governo e Regione Campania ad onorare gli impegni sottoscritti, per consentire ai cittadini napoletani e campani di potersi avvalere dei servizi degni della terza Città del Paese. Riteniamo che, diversamente, si manifesti la volontà politica di voler affondare, definitivamente, la nostra Città Metropolitana, cosa della quale riteniamo ciascuno debba assumersi le proprie responsabilità. Siamo certi esistano ancora margini di discussione ed auspichiamo un corretto confronto che consenta di scongiurare una simile sciagura”. Il Coordinamento per la democrazia costituente, l’associazione di giuristi che promosse il Comitato del no al referendum del 2016, lancerà la raccolta di firme per il referendum abrogativo dell’autonomia differenziata, assieme alle associazioni che fanno parte del cartello di associazioni, promosso dalla Cgil con ‘La via maestra’. Lo dice Alfonso Gianni, componente del direttivo de Cdc, l’associazione guidata dal professor Massimo Villone. “Il Cdc – ricorda Gianni – fa parte delle tante organizzazioni che hanno costituito assieme alla Cgil ‘La Via Maestra’, dando vita alle manifestazioni di ottobre scorso e a marzo a Napoli. In quella sede abbiamo deciso di arrivare a una pluralità di iniziative”. “Appena la legge sarà pubblicata in Gazzetta Ufficiale – spiega – sarà possibile, in base all’articolo 127 della Costituzione che una o più Regioni ricorrano direttamente alla Corte Costituzionale sull’illegittimità di questa legge. Per questo i nostri comitati locali stanno premendo su Consigli e Presidenti di Regione più affini”. “In secondo luogo stiamo preparando i referendum, che possono essere chiesti in due modi: o da parte di cinque Consigli Regionali, oppure in contemporanea, da 500mila cittadini, meglio se 550mila per avere un margine, entro il 30 settembre, se vogliamo che il referendum sia celebrato nel 2025. Il problema è superare il vaglio di ammissibilità della Corte Costituzionale. C’è chi dice che il ddl, essendo tecnicamente un collegato alla legge di Bilancio, non è sottoponibile a referendum; ma è un argomento debole, perché lo stesso ddl dice che non comporta spesa, è quindi un collegato truffaldino. Intanto le firme le raccogliamo”. Gianni sottolinea che sono numerose le realtà associative che si impegneranno in questa battaglia: “Il ventaglio di forze è ampio, quello che si riconosce nella ‘Via Maestra’ promossa dalla Cgil”. Alfonso Gianni ci aggiunge un elemento scaramantico: “Il Cdc sconfisse Renzi nel referendum del 2014 – ed è quello che ho ricordato alla manifestazione in piazza Santi Apostoli l’altro ieri. Allora l’atteggiamento del Pd era di un tipo, oggi è un altro ed è il segno dei tempi”.