Il sindacato è schierato in prima linea contro la riforma dell’autonomia differenziata. La Cgil, soprattutto quella campana, è pronta alla battaglia referendaria per cancellarne gli effetti.
Nicola Ricci, segretario regionale campano, che effetto le ha fatto vedere le immagini dell’aula che approvava il ddl?
«Guardi, vedere la bandiera con i leoni di Venezia sventolata nell’aula del Parlamento è un’immagine che grida vendetta. Quelle scene mostrano che siamo allo Spacca-Italia. Il Parlamento ha rappresentato una brutta pagina della democrazia dando la possibilità alla Lega, che da Miglio in poi aveva rincorso questa battaglia, di centrare il risultato. Tutto questo, ricordiamo, avvenuto grazie all’astensionismo che ha prodotto quell’anomalia per la quale una minoranza ha scelto la maggioranza in Parlamento. Il Governo Meloni è andato avanti con 75 voti di fiducia e l’autonomia differenziata è il cuore di quel patto nemmeno tanto segreto, che include premierato e giustizia».
Cosa continua a non convincerla di questo Ddl?
«Anzitutto che una volta approvato sarà difficile tornare indietro. Per come è stato pensato sarà complicato, una volta andato a regime, cambiare le cose perchè la legge non prevede modifiche unilaterali. Se c’è natura pattizia tra il presidente del consiglio e il presidente regionale solo loro due possono rompere questo patto. Ciò dimostra che è stato fatto in maniera scientifica».
Però Forza Italia nel centrodestra chiede modifiche.
«Non ci facciamo illudere dal tatticismo di Forza Italia: ci sono 23 materie concorrenti disponibili e 500 competenze. Entro i 60 giorni dalla promulgazione o 5 regioni impugnano la legge davanti alla Corte Costituzionale o si va al referendum».
Lei crede che quei numeri ci siano?
«Spero che De Luca vada avanti: so che sta facendo lavorare l’avvocatura per costruire il ricorso alla Corte e si sta sentendo con Emiliano. Ci sono stati abboccamenti anche con Basilicata e Calabria, ma se guardiamo alle cinque regioni di centrosinistra i numeri potrebbero esserci, anche se è un po’ misterioso il silenzio di Bonaccini».
Il professore Massimo Villone, dalle colonne di Metropolis, si è detto scettico sul referendum.
«Villone ha ragione nella sostanza. Ma dimentica il fatto che, se in questi dieci giorni una grande alleanza strategica con associazioni, partiti, campo largo, società civile lavorano con i consulenti giuridici per mettere su un referendum e per farli votare entro il 30 settembre raccogliendo 500mila firme, il governo è costretto a fare tornata referendaria. Insieme ai 4 quesiti che abbiamo proposto, e quello sul premierato su cui il Governo deve chiedere il parere degli italiani, diventa meno complicato a portare gli italiani a votare in primavera. Capisco che Villone teme che la macchina organizzata da muovere tra luglio, agosto e settembre sia difficile».
Sono solo questi i problemi?
«Il vero tema è: sarà ammissibile un referendum di una norma collegata a una legge di bilancio? Perché sulla carta il Ddl Calderoli è collegato al bilancio, ma è un’operazione truffa perché i lep non sono definiti e non ti dicono da dove si debbano prendere le risorse, ma resta il tema su come finanziarli».
Due giorni fa, però, De Luca ha detto che i referendum si possono fermare in cambio di una norma sugli stop ai contratti integrativi. Lei che ne pensa?
«Guardi non vorrei che De Luca stesse già cercando di mediare per trovare cavillo, un “no però”. Come Cgil noi siamo in campo perché l’autonomia differenziata sancisce lo spacca paese ma anche tanti piccoli statarelli. Avremo delle regioni che con la Calderoli trattengono una parte dei tributi: faranno contratti integrativi: lei immagina una regione del Nord che dice: caro prof noi possiamo tenerti in aula qualche ora in più e darti una retribuzione aggiuntiva. Anche nella sanità: oggi abbiamo 50mila medici e 90mila infermieri che da qui a dicembre andranno in pensione. Di questi molti andranno via dal sistema pubblico perché vieni preso a gettoni dal sistema privato. Al nord avranno risorse in più disponibili togliendo risorse al gettito fiscale nazionale e le metteranno sui contratti integrativi».
Un esempio?
«In Lombardia, ad esempio, Avranno risorse aggiuntive di 7-8 miliardi che restano in regine. In Campania nella migliore avremo 1,8 miliardi: cosa risolvi con questa cifra? Chi è più ricco avrà di più. L’altro giorno Bankitalia e Svimez hanno certificato che abbiamo le famiglie più povere».
Il centrodestra dice che queste proteste sono figlie di un meridionalismo piagnone. E’ d’accordo?
«Che vi sia una responsabilità trentennale per cui abbiamo una classe politica che non ha saputo gestire i fondi pubblici è un dato di fatto. Ma è anche vero che con i fondi europei 2014-20 e 2021-27 la Campania ha dimostrato di non stare col cappello in mano».