A Torre Annunziata si aprono le prime fratture nella maggioranza di centrosinistra, ed era inevitabile dopo il primo giro di consultazioni tra il sindaco Corrado Cuccurullo e le delegazioni dei partiti di maggioranza. Il problema è che il tavolo delle trattative non è sgombero e i vincoli creati prima e durante la campagna elettorale si sono immediatamente trasformati in ostacoli difficili da superare. Ci sono «condizioni» sulle quali il primo cittadino non è disposto a trattare e ci sono scelte che non vanno giù ad alcuni alleati. Per ora, le strategie sono diverse. C’è chi ha scelto il silenzio in attesa degli eventi, ovvero Socialisti, +Europa e Azione, e chi ha ritenuto di esternare i primi dissensi, cioè Pd e Progressisti. Se per i secondi la battaglia campale è l’elezione di una donna (Sofia Donnarumma) alla presidenza del consiglio comunale, per i primi le questioni da affrontare, analizzare e risolvere sono molto più complesse.
I temi centrali sono «l’alto profilo dell’esecutivo» e soprattutto la «rigenerazione politica», mantra che Corrado Cuccurullo ha ribadito in ogni incontro elettorale. «La rigenerazione è una promessa che va concretizzata senza se e senza ma in fase di costruzione del nuovo governo cittadino», dicono in maniera perentoria i vertici locali del Partito Democratico. «Non permetteremo che diventi una farsa». Stando alle dichiarazioni ufficiali registrate a partire dal giorno del secondo spoglio, sindaco e Pd sarebbero sulla stessa lunghezza d’onda, ma concretamente, secondo il partito di maggioranza della coalizione, le cose stanno diversamente. Il Pd contesta al primo cittadino alcune delle idee comunicate alla delegazione dem durante il primo incontro di consultazione, «scelte che vanno in una direzione diversa», sbottano i responsabili del circolo.
La carica strategicamente centrale garantita a Pierpaolo Telese, per esempio, oppure le ingerenze «inaccettabili» sulla scelta del presidente del consiglio comunale e sulla guida delle commissioni, «scelte che non rientrano nelle prerogative del capo dell’amministrazione, ma che spettano agli eletti in consiglio comunale». Il Pd chiede che la rivoluzione sottoscritta nei patti pre-elettorali sia reale, e a proposito rivendica il coraggio delle sue scelte, la forza di rivoluzionare la lista presentata agli elettori depurata di nomi scomodi e presenze che in qualche modo potevano essere ricondotte ad un passato da cancellare.
E allora, «se rivoluzione deve essere, allora che lo sia fino in fondo. Che lo sia per tutti, non solo per noi». Diversamente, e questa non è solo una provocazione, «il Partito democratico è pronto a dichiarare l’appoggio esterno», senza quindi entrare nella nuova giunta, rifiutando il pacchetto di deleghe offertogli dal primo cittadino, ovvero la carica di vicesindaco, la rigenerazione urbana, la mobilità e la sicurezza. Perché, dicono, «le poltrone non ci interessano, qui è in gioco il futuro della nostra città». Ovviamente, su questa posizione di assoluta intransigenza, ci sarebbero anche fratture interne. La sensazione è che le strade tra i referenti locali e i vertici provinciali e sovracolunali divergerebbero in maniera determinante, rischiando una nuova crisi politica proprio alla vigilia del congresso cittadino in programma subito dopo l’estate.
Ma in un documento redatto dai referenti locali del partito la posizione è netta: «Il Pd ha rinunciato al voto clientelare, ha dato ampia dimostrazione di voler smarcarsi dal passato, e nonostante il prevedibile calo di consensi si è confermato il primo partito cittadino, questo vuol dire che una parte dell’elettorato ha premiato le scelte compiute durante la fase commissariale del circolo: la collocazione all’opposizione della giunta Ascione, il voto contrario sul Bilancio, la richiesta di invio della commissione di accesso, la linea politica adottata a settembre 2023 fondata sul primato delle priorità programmatiche e sulla convinta disponibilità a rinunciare a candidare esponenti del Pd alla carica di sindaco».
Questo, dicono, «dà al partito un’enorme responsabilità: concentrare la sua iniziativa sulle criticità programmatiche emerse nell’ultima consiliatura (legalità e trasparenza), essere sentinella di un reale e concreto processo di cambiamento generale. Noi abbiamo dimostrato di volerlo, adesso spetta agli altri dimostrarlo coi fatti». Se il sindaco lo capirà, bene, diversamente, come detto, il Pd si limiterà al sostegno esterno. Una scelta che con ogni probabilità alimenterebbe anche le tesioni interne. Per ora, la linea è stata accolta in maniera favorevole da tre consiglieri su quattro, da tutti tranne che da Gaetano Ruggiero che, stando alle voci di corridoio, attraverso suo padre Aldo (ex consigliere comunale) avrebbe stretto un patto di ferro con in sindaco, con il segretario metropolitano del Pd, Giuseppe Annunziata, e con il capogruppo dem in consiglio regionale, Mario Casillo, che non a caso ha eletto il suo consigliere (il suo segretario De Rosa) fuori dal Pd, con la lista Popolari. Ma prima di arrivare all’appoggio esterno, i referenti locali del Pd tenteranno tutte le possibili strade per convincere il sindaco e gli alleati «a rispettare i valori fondanti della coalizione che ha vinto le elezioni».
Cinque i punti inderogabili per i dem Il primo: «La scelta di una giunta politica è preferibile ad una giunta tecnica, anche perché le formazioni politiche in campo possono prospettare personalità di grande spessore morale e di riconosciuta competenza nei diversi ruoli da ricoprire. Il secondo: «Il messaggio sulla legalità e sulla trasparenza deve essere netto. Per questa ragione è indispensabile che nessuna personalità citata negli atti della Procura e nella relazione della Prefettura depositata ai fini della procedura di incandidabilità sia impegnata in funzioni apicali del Consiglio Comunale e delle strutture di governo e sottogoverno». La terza: «La presenza di un numero elevato di donne in Consiglio rende matura la prospettiva di un presidente del consiglio comunale rosa». La quarta: «Il Pd deve assumere la funzione di vicesindaco e la responsabilità di deleghe di assoluto rilievo». L’ultima: «La gestione delle municipalizzate va affidata a manager del settore per garantire efficienza ed efficacia».