Aveva appena incassato una «rata» del pizzo chiesto a un imprenditore. Quando i poliziotti del commissariato di San Giuseppe Vesuviano e quelli della Squadra Mobile di Napoli lo hanno bloccato, in tasca gli hanno trovato una busta con 2.500 euro. Nuovo arresto per Francesco Maturo, ritenuto un esponente di spicco del clan Fabbrocino operante sul territorio di San Giuseppe Vesuviano e dintorni. Dovrà rispondere di estorsione aggravata dal metodo mafioso il 53enne ritenuto reggente della potente organizzazione criminale che da anni è rimasta senza il suo storico padrino, Mario Fabbrocino. Nonostante l’assenza del superboss, morto in ospedale nel 2019 dopo una lunga detenzione al 41bis nel super carcere di Parma, la forza del clan vesuviano non si è arrestata. Anzi gli affari sono andati avanti. Uno dei maggiori business della cosca resta quello delle estorsioni ai commercianti e agli imprenditori. Ed è sul racket che le attenzioni da parte delle forze dell’ordine si sono concentrate, fino all’arresto del boss sangiuseppese.
L’operazione – L’arresto è scattato nei giorni scorsi – eseguito dagli agenti della Squadra Mobile di Napoli e del commissariato di San Giuseppe Vesuviano – è arrivato dopo prolungati servizi di osservazione proprio nel comune di San Giuseppe Vesuviano, sulla scorta di informazioni acquisite da persone costrette a sottostare alle ripetute pressioni estorsive da parte dell’arrestato. L’uomo è stato sorpreso, all’interno di un circolo ricreativo, subito dopo aver ricevuto da una delle vittime la somma di 2.500 euro da lui pretesa. Quando è stato fermato dagli agenti, aveva ancora i soldi in tasca.
Il personaggio – Francesco Maturo è ritenuto un esponente di spicco nel panorama camorristico sangiuseppese. Il suo nome è già finito al centro di numerose inchieste legate proprio al clan Fabbrocino. Dieci anni fa venne arrestato mentre si nascondeva in una villa alle porte di Angri, all’epoca era nell’elenco dei 100 latitanti più pericolosi del ministero dell’Interno.