I rialzi delle materie prime rischiano di spingere nei prossimi mesi il caffè al bar verso i 2 euro a tazzina. Lo afferma Assoutenti, commentando l’allarme lanciato in questi giorni dai produttori. Le quotazioni del caffè robusta sfiorano in questi giorni i 4.600 dollari la tonnellata, in aumento del 79% rispetto allo stesso periodo del 2023 – analizza Assoutenti – Il caffè robusta è quotato il 68% in più, da 147 centesimi per libbra del 21 agosto 2023 agli attuali 247 cent. Un trend in costante aumento che rischia di avere effetti diretti sulle tasche dei consumatori: il caffè espresso ha già subito continui rincari dei listini negli ultimi anni, al punto che oggi, in base all’ ultimo monitoraggio svolto da Assoutenti, il prezzo medio di una tazzina consumata al bar è aumentato del 15% rispetto al 2021. In alcune città i listini raggiungono già 1,50 euro a espresso, e i nuovi rialzi delle quotazioni rischiano di determinare una ondata di aumenti della tazzina già a partire dalle prossime settimane, considerato che produttori ed esercizi pubblici non potranno assorbire i maggiori costi a loro carico. “In Italia vengono serviti nei locali pubblici circa 6 miliardi di caffè all’anno, generando un giro d’affari di circa 7 miliardi di euro solo per la classica tazzina di espresso – spiega il presidente Gabriele Melluso – Qualsiasi incremento dei listini si ripercuoterebbe sulle tasche dei consumatori e aggraverebbe la spesa di quello che è a tutti gli effetti un rito quotidiano per milioni di cittadini. Senza contare che in alcune città come a Napoli si potrebbe perdere la buona usanza del “caffè sospeso” che come noto ha da sempre un enorme valore sociale e solidale” – conclude Melluso. Negli ultimi mesi, l’Italia ha assistito a un costante aumento dell’inflazione, un fenomeno che ha avuto effetti significativi sul costo della vita per milioni di cittadini. L’inflazione rappresenta un aumento generale e sostenuto dei prezzi di beni e servizi nel tempo, riducendo il potere d’acquisto della moneta. Per molti italiani, questo significa dover affrontare spese quotidiane più elevate, che incidono direttamente sul bilancio familiare. L’inflazione in Italia è stata influenzata da una serie di fattori globali e locali. A livello internazionale, la pandemia di COVID-19 ha interrotto le catene di approvvigionamento, causando una scarsità di molti beni e un conseguente aumento dei prezzi. Inoltre, la crisi energetica, esacerbata dal conflitto tra Russia e Ucraina, ha fatto salire vertiginosamente i costi dell’energia, che si ripercuotono sul prezzo finale dei prodotti. A livello nazionale, l’Italia ha affrontato una ripresa economica disomogenea, con settori come il turismo e la ristorazione ancora in difficoltà, mentre altri settori hanno visto una domanda in aumento. Questa situazione ha contribuito a creare pressioni inflazionistiche interne.
CRONACA
25 agosto 2024
Su i costi delle materie prime: il caffè a 2 euro