Giuseppe Sommese è il responsabile regionale di Azione e presidente della Prima Commissione Regionale.
Presidente, qual è la sua posizione sull’idea sul terzo mandato per De Luca?
«In commissione ci siamo riuniti per istruire quello che è l’iter che prevede il recepimento della norma nazionale attraverso la quale si dà la possibilità al presidente di regione di potersi candidare. I mandati prenderanno il via a partire da questa legislatura, ovvero la legge 165 del 2004 per essere precisi. Ci rivedremo oggi in commissione per licenziare il testo che sarà pronto per martedì in aula e con la maggioranza che già si è espressa favorevolmente, approderemo quindi al ricevimento di questo dispositivo nazionale che darà la possibilità al presidente in carica di potersi ricandidare. Noi riteniamo come sempre, che la parola spetti ai cittadini che saranno legittimati a stabilire se il lavoro fatto di buon governo fino ad oggi è sufficiente per andare avanti o c’è bisogno di un cambiamento. Noi siamo sulla linea di proseguire su questa strada».
Nel Pd il terzo mandato non è visto benissimo: voi che ne pensate?
«Io faccio parte di Azione, sono questioni che riguardano i colleghi. Posso solo dire che come principio, io tendo sempre a distaccare i livelli regionali dal livello nazionale. Noi viviamo la realtà regionale e spesso e volentieri un’eccessiva contaminazione nazionale su questioni regionali produce effetti negativi verso i cittadini. Invito i colleghi a determinare la loro posizione, che è sempre di un livello subordinato superiore rispetto a quello di un nazionale che ovviamente non conosce bene quelle che sono le dinamiche regionali».
Sulla legge elettorale e regionali il centrodestra ha annunciato barricate. Sui sindaci farete un passo indietro?
«L’opposizione fa il suo lavoro aprendosi ai sindaci come supporto ma il tema non è questo. Bisogna anche saperle leggere le leggi, noi non escludiamo nessuna privazione. Il testo, così come è stato scritto, prevede semplicemente l’estensione di non candidabilità anche ai sindaci sotto i 5000 abitanti, cosa non prevista dalla norma attuale ma su questo tema c’è una discussione. Tra l’altro io domani riceverò una delegazione Anci con Carlo Marino, con il quale stiamo avendo un dialogo su questa tematica e troveremo così come con tutte le forze politiche anche di opposizione, alle quali ho esteso l’invito al dialogo. Sono dell’idea che queste materie non riguardino i singoli consiglieri o i gruppi ma tocchino direttamente il funzionamento complessivo della macchina elettorale quindi non faccio distinzioni tra opposizione e maggioranza. Proveremo tutti insieme a trovare quella che è una convergenza sui punti da andare poi a emendare in modo da avere un testo che possa contemplare tutte le posizioni in un punto di equilibrio stabile e concreto».
In aula arriva anche la proposta sull’autonomia differenziata.Secondo lei ci sono margini di mediazione con il governo rispetto al DDL Calderoli o è una battaglia sotto forma quasi di un esercizio retorico?
«Io credo che i margini di mediazione siano proprio all’interno di quel dispositivo che andremo ad approvare in commissione. Molto semplicemente noi abbiamo registrato che alcune posizioni anche del centrodestra, sono di relativo buon senso: poi all’atto del voto si traducono ovviamente in un’accondiscendenza verso il governo. Sfidiamo inoltre anche i partiti ad esprimersi su queste tematiche, prima fra tutte la ripartizione del fondo sanitario in base non più a un criterio anagrafico che penalizza la Campania, ma al numero di abitanti. Ci sembra un principio sacrosanto a maggior ragione se consideriamo che quel criterio fu fondato sull’idea secondo cui le persone più anziane producevano maggiori costi al sistema sanitario. Poniamo anche un’altra questione che concerne i contratti integrativi e l’abolizione dei commi che riguardano i contratti integrativi per cui è prevista la possibilità delle regioni di aumentare gli stipendi di medici, infermieri e insegnanti trattenendo quello che è il residuo fiscale che è inserito all’interno di questa stessa legge».
Le regionali appaiono al momento lontane anche se il tempo in politica è un’utopia. Il caso Liguria può insegnare qualcosa al centro sinistra?
«Me lo auguro ma quanto leggo, non credo che si sia tratto un buon insegnamento nemmeno questa volta. Io sento spesso parlare di questo campo largo ma viene meno proprio il principio steso di questo concetto. Campo largo significa aprire a tutte quelle che sono le forze ma se in una regione si mette un veto su alcuni soggetti politici, in un’altra ad altri è un campo monco non è più un campo largo. Se si ha realmente l’intenzione di voler creare un antagonismo a questo governo, una contrapposizione valoriale, sociale e culturale bisogna farlo tutti quanti insieme insieme. Ad oggi questo manca e credo che andando avanti in questa direzione purtroppo si agevoli solo la facilità di percorso di questo governo. Bisognerebbe a mio avviso invece, aprire un ragionamento di maturità provando a creare una reale compagine. Con la parola politica si intende coalizione e la coalizione si fa con dei presupposti e programmi concreti. Apriamo una piattaforma e mettiamo insieme tutte le forze antagoniste a questo governo, è l’unica strategia. Il centrosinistra ha perso 9 regioni su 10 nell’ultima tornata».
I cinque stelle sono anche considerati i numeri in questo momento. Una risorsa o un ostacolo per il centrosinistra?
«Credo che tutti siano delle risorse, il problema è quanto questa risorsa ti può pregiudicare quello che è l’obiettivo principale di vittoria. Noi abbiamo due livelli, quello nazionale e quello regionale, con due sistemi elettorali diversi. Non si possono tenere legate le due cose. Mentre sul livello politico si possono fare dei ragionamenti di interesse, di genere anche con numeri diversi perché poi vediamo come il voto di opinione che hanno i Cinque Stelle alle politiche si traduce in meno di liste civiche per quanto riguarda i livelli regionali locali. Su questi livelli bisogna aprire al civismo, bisogna aprire alle forze moderate e fare una contrapposizione di apertura a queste forze. È l’unico modo se si vuole tenere in piedi un livello competitivo. I veti non aiutano mai in politica, la politica è trovare un punto di mediazione.
Manfredi presidente nazionale dell’Anci la convince?
«A me convince il Sud come modello virtuoso. Tra l’altro Gaetano, oltre ad essere un amico, è un ottimo amministratore e una persona equilibrata e sicuramente portando questo pezzo di competenza al Sud ma soprattutto a Napoli per noi cittadini campani non può che essere positivo.Siamo sicuramente contenti se arriverà a raggiungere l’obiettivo».
IL VIDEO:
https://youtu.be/QpPQb0ztj88