Si è tenuta nei giorni scorsi presso il campetto del Centro Giovanile dei Giuseppini del Murialdo, la manifestazione che ha coniugato sport, impegno sociale e memoria storica. Un evento che ha avvicinato studenti, istituzioni e società civile nella lotta contro le mafie. Moderata dall’avvocato Michele Nappo, l’iniziativa ha avuto come fulcro una partita di calcio organizzata dall’Istituto Superiore Einaudi Giordano, con il coinvolgimento attivo degli studenti. Nappo, da anni in prima linea nella sensibilizzazione contro la criminalità organizzata, impegnato attivamente con i giovani, con i quali collabora strettamente, invita a riflettere sull’importanza di coinvolgerli attivamente nel processo civile per un obiettivo condiviso: costruire una società migliore e scegliere sempre di stare dalla parte giusta. La manifestazione è stata un’occasione per ricordare figure simbolo della lotta alla criminalità, come Angelo Prisco, ucciso nel 1995 per il suo impegno contro il bracconaggio, e Peppino Impastato, testimone della resistenza contro la mafia. Diversi interventi hanno sottolineato l’importanza delle azioni quotidiane nella promozione della giustizia e del ruolo delle istituzioni. Non sono mancati riferimenti al valore educativo dei luoghi di aggregazione, come gli oratori, e all’importanza di una magistratura accessibile e attenta alle dinamiche popolari. E’ stato affrontato il tema della responsabilità collettiva nella lotta contro ogni forma di prevaricazione, con riflessioni che hanno toccato anche problematiche quotidiane, come il bullismo, il cyberbullismo e la tossicodipendenza, invitando a non cedere ai compromessi. Nonostante gli impegni lavorativi, i magistrati Catello Maresca e Luigi Giordano hanno voluto essere vicini all’iniziativa, inviando videomessaggi di saluto e apprezzamento per l’impegno civico dimostrato. Un messaggio forte e chiaro è emerso dalla giornata: si è parlato di come il “male banale” si insinui nelle dinamiche quotidiane attraverso l’omertà, il silenzio e la normalizzazione delle ingiustizie. Un invito è stato rivolto ai giovani e alla comunità: non essere “spettatori grigi,” ma agire con coraggio. Il ricordo di Santo Romano, vittima innocente di un atto di criminalità giovanile, è stato un monito sulla necessità di coltivare empatia e gentilezza come strumenti per smuovere le coscienze. Lo sport, cuore dell’iniziativa, ha insegnato che la vera forza risiede nel rispetto, nella collaborazione e nella solidarietà. La giornata si è conclusa con un appello condiviso, lasciato come eredità morale ai partecipanti: «Non accettate mai passivamente un’ingiustizia».
Michela Serpico