Sergio Mattarella ricorda la strage di Natale del 1984, l’attentato dinamitardo “di impronta terroristico-mafiosa”, che si consumò nella galleria dell’Appennino il 23 dicembre di 40 anni fa sul treno 904: 16 vittime e 267 feriti. Un “attacco eversivo” a cui il popolo italiano seppe rispondere “unito”, afferma il capo dello Stato, sottolineando come “le istituzioni seppero respingere il ricatto e difendere la democrazia grazie alla reazione civile e all’amore per la libertà degli italiani”. Questo, a suo avviso, “è il testimone da consegnare alle generazioni più giovani”. Alla memoria delle vittime della bomba che squarciò i vagoni del treno rapido mentre percorreva la grande galleria dell’Appennino si uniscono anche i presidenti di Camera e Senato. “Ricordiamo con profonda commozione le vittime innocenti, i feriti e le comunità segnate dalla strage del treno. Fu un atto di barbara violenza terroristico-mafiosa che, in un attimo, spezzò vite innocenti, anche quelle di tre bambini”, dichiara Lorenzo Fontana. “Alcuni – ricostruisce Ignazio La Russa – tornavano nelle loro terre per celebrare le festività, cadendo vittime di un atto brutale che mirava a destabilizzare la nazione. Una strategia del terrore che la mafia avrebbe continuato a mettere in atto contro la Repubblica negli anni successivi. Una ferita che mai potrà rimarginarsi”. A San Benedetto Val di Sambro, sull’Appennino tosco-emiliano, il ricordo è affidato ad una cerimonia a cui prendono parte anche soccorritori dell’epoca e persone rimaste ferite nell’attentato. L’ordigno, sistemato nella nona carrozza del convoglio, esplose con una carica radiocomandata mentre percorreva i 18 chilometri della galleria Direttissima, dieci anni dopo la strage dell’Italicus avvenuta nell’agosto ’74 (12 morti e 48 feriti). Il treno era partito da Napoli ed era diretto a Milano, carico di persone in viaggio per le feste di fine anno. A chiamare i soccorsi, che ebbero difficoltà a raggiungere il luogo dell’esplosione per via del fumo e dei danni alla linea elettrica, fu il controllore Gian Claudio Bianconcini, al suo ultimo viaggio in servizio. “Ancora oggi, a distanza di quarant’anni, alcuni di noi fanno fatica a parlare di quell’evento”, racconta Paolo Vandelli, ex ferroviere che con alcuni colleghi salì subito su un carrello per arrivare nel punto dell’attentato. Per il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, “benché sia stata identificata la matrice di questo attentato fascista, alla fine tutti i retroscena di quello che è successo non sono stati ancora scoperti”.
CRONACA
23 dicembre 2024
La strage del Rapido 904, il ricordo di Mattarella