La scena musicale napoletana accoglie un nuovo artista, è uscito il singolo d’esordio dell’emergente Black Emme. “Mi chiamo così per mio fratello adottivo Giovanni, lo abbiamo preso in affidamento congiunto con sua madre sin dai suoi primi 40 giorni di vita. Vittima di razzismo per il colore della sua pelle, cerco da sempre di confortarlo attraverso la cultura hip hop perché credo che sia il genere in cui più degli altri cade ogni barriera. Quando entri sul beat conta solo ciò che sai fare, se spacchi, spacchi a prescindere da dove vieni e chi sei. Da qui il mio nome d’arte, “black” + “emme” infatti, siamo noi. Faccio musica anche per questo”. Classe ‘01, Marco Di Carluccio, nasce e vive a Napoli e si avvicina alla scrittura sin da piccolo giocando con pensieri e parole. “Scrivere penso sia la cosa che meglio mi riesce, l’ho sempre considerato non solo una valvola di sfogo ma proprio il mio personale strumento di espressione. Nella quotidianità sono un ragazzo di poche parole e soprattutto molto introverso quindi non sempre riesco ad espormi come vorrei. Tutte quelle barriere cadono quando mi ritrovo solo con il mio foglio. Per capirmi bisogna capire la mia musica, è lì che si trova la parte più intima e sincera di me stesso”. Ed è proprio dell’emotività che Black Emme ha fatto la sua arma vincente, è l’assenza di paura nel mostrarsi in tutte le sue fragilità ciò che lo rende autentico e lo avvicina ai suoi ascoltatori. “Quello che metto su carta e poi in musica è così tanto personale da farmi desiderare che lo ascoltino più gli estranei piuttosto che le persone presenti nella mia vita. Ci sono lati di me che vorrei preservare ma quando la mia penna prende il sopravvento, diventa un flusso di coscienza che faccio fatica a contenere. Non mi pento mai di ciò che scrivo, la musica è la mia terapia ma è indubbio che questa mia scelta di sincerità estrema mi porti a sentirmi nudo davanti al mio pubblico”. Tutt’altro che casuale è stata infatti la decisione di presentarsi sulla scena musicale con “Crir e p semp”, un brano personale e molto autobiografico che rimanda ad un periodo della vita in cui Marco si sentiva distaccato sentimentalmente e lontano da qualsiasi legame emotivo. È stato l’incontro inaspettato con una ragazza diversa dalle altre che gli ha fatto cambiare prospettiva e lo ha portato a ricredersi sull’amore. Più che una canzone, il brano è quindi una dedica, una serenata in cui il giovane cantautore dimostra di non aver paura di mostrarsi vulnerabile di fronte a un sentimento inaspettato ma bellissimo. A rendere la canzone più romantica e autentica l’utilizzo del dialetto napoletano. “Per noi campani, il dialetto è una parte preponderante della nostra natura. Non ci controlliamo o nascondiamo quando ci esprimiamo in italiano ma un pò del nostro istinto viene meno e io questo non volevo perderlo. Quando voglio dire qualcosa che mi viene dall’anima, che sento tanto forte, mi esce in napoletano. La mia arte è un’estensione di ciò che ho dentro ed è questo che mi rende Black Emme e mi permette di affermare la mia identità distinguendomi magari da altri artisti. Non mi nego però l’opportunità di scrivere anche in italiano, sono una persona che ama sperimentare”. Marco infatti, si mette spesso alla prova giocando con il pop, il drill, l’ r&b e tutti i generi che gli offrono la possibilità di raccontarsi a 360 gradi con il giusto sound. Oltre alla musica, Marco trascorre le giornate a lavorare nelle due tabaccherie di famiglia. “Non sento di essere diviso tra due vite, penso che entrambi questi aspetti mi rendano ciò che sono e qualora realizzassi il mio sogno di vivere di musica, non abbandonerei le tabaccherie, i miei piedi resteranno ben saldi a terra. Quando parlo di “campare di musica”, non mi riferisco infatti all’aspetto economico ma alla possibilità di alzarmi al mattino, scegliere di andare in studio e restarci per tutto il tempo che voglio”. Un esordio che sa di passione, umiltà, tanta determinazione e voglia di fare quello di Marco che dopo l’uscita del brano, sogna ora un album. “Uno dei progetti in cui più credo è riuscire a pubblicare un disco perché mi darebbe modo di mostrarmi al pubblico, mettermi alla prova ma soprattutto farmi conoscere in ogni mio aspetto. I singoli per quanto siano un enorme soddisfazione, restano a se stanti invece un album sarebbe un viaggio incredibile in me stesso, una sfida stimolante in quanto cantautore che sono certo mi farebbe crescere tanto. Sono giovane e di sogni nel cassetto ne ho ancora molti, mi auguro di realizzarli tutti e che il brano arrivi dritto al cuore di chi lo ascolta”.
Young
24 dicembre 2024
Black Emme, l’hip hop come cultura che abbatte ogni barriera