Gea Martire al Teatro CAT di Castellammare: con «Sottosopra» vanno in scena le emozioni di una donna
CRONACA
19 gennaio 2025

Gea Martire al Teatro CAT di Castellammare: con «Sottosopra» vanno in scena le emozioni di una donna

Gaetano Angellotti

Con il suo talento straordinario, Gea Martire ha conquistato il cuore del pubblico napoletano e non solo. La sua carriera si è contraddistinta per una notevole versatilità, che le permette di interpretare una vasta gamma di ruoli con una forza e un’intensità che la rendono unica nel suo genere. L’artista sarà in scena oggi pomeriggio alle ore 18:30 presso il Teatro CAT di Castellammare di Stabia, con lo spettacolo teatrale “Sottosopra”, scritto, diretto e interpretato dall’attrice stessa, con musiche composte ed eseguite dal sassofonista Valerio Virzo. Lo spettacolo, con la regia di Stefano Amatucci, porta in scena un’opera ricca di emozioni, ironia e profondità, in cui lo spettatore viene condotto attraverso un viaggio tra “Santi e Malumori”. Accompagnata dalle suggestive composizioni musical, l’attrice saprà certamente affascinare il pubblico con la sua maestria. «Il mio spettacolo è nato dalla rielaborazione drammaturgica di un testo di Davide Morganti, un autore che trovo estremamente interessante. Anni fa, Morganti aveva scritto un pezzo teatrale che mi ha ispirata molto e che mi ha spinta ad intraprendere un percorso tutto mio, un viaggio personale dentro lo spaccato di vita di una donna sola. La donna che porto in scena si trova a fare i conti con la sua esistenza durante un periodo incredibilmente difficile come la pandemia. Da questo, ho costruito una narrazione che esplora le sue emozioni, le sue riflessioni e il suo tentativo disperato di dare un senso alla solitudine e alle sfide di quella quotidianità. In “Sottosopra” sono in scena insieme ad un sassofonista, e l’interazione tra la mia parola e la sua musica diventa così intensa da sembrare un vero e proprio dialogo tra me ed il sassofono. C’è un continuo scambio tra ciò che viene espresso dalla parola e ciò che viene completato dalla musica, e viceversa. In alcuni momenti, la melodia sembra trasformarsi in parola, comunicando emozioni e pensieri come se fossero battute recitate, non semplici note. Il mio obiettivo è usare una lingua che richiami il napoletano creando un gioco di suoni, ritmi e significati che si fondono, dando vita a una sinfonia in cui parola e musica si intrecciano e si completano a vicenda», spiega l’attrice. Questo spettacolo è una riflessione profonda su quanto possiamo espanderci, su quanto possiamo essere vasti nei nostri intenti, nelle nostre possibilità e capacità. È un’indagine su ciò che potremmo ottenere da noi stessi se solo ci osservassimo in un ottica più profonda e sacra. “Sottosopra” è un invito a elevarci oltre ogni confine che noi stessi ci poniamo. «Appartenere all’umanità viene spesso associato ad una dimensione terrena, a una visione limitata e chiusa di noi stessi e dei nostri mezzi, che finisce per essere estremamente dannosa, per noi e per gli altri. Dovremmo, invece, soffermarci a coltivare noi stessi in altezza, elevarci, spingendoci oltre il livello più basso della nostra esistenza. Spesso, dinanzi ai problemi, grandi o piccoli che siano, ci rivolgiamo ai santi, alla religione, ma dimentichiamo che da soli siamo in grado di compiere miracoli, non ci rendiamo conto che possiamo essere santi per gli altri. Recuperare la bellezza e l’immensità dell’essere umano significa riconoscere e coltivare questa sacralità, riscoprendo il potenziale infinito che ci abita e che può innalzare l’umanità stessa», racconta Martire. Quello trattato nel suo spettacolo è un tema a cui l’attrice tiene particolarmente e che ha provato a sviluppare in un monologo come questo. La lingua napoletana, teatrale per eccellenza, è un altro punto forte della messa in scena: «Il Napoletano è teatrale come lo è la città, come lo sono i napoletani stessi. Hanno un senso molto teatrale della comunicazione e della vita. Ho scelto questa lingua perché credo che esprima le mie emozioni molto più dell’italiano, la sento mia per questo è sicuramente la lingua nella quale mi esprimo meglio per appartenenza e per cultura. Penso inoltre che riesca a trasmettere in una maniera immediata e diretta l’essenza della vita dei personaggi che prendono forma nelle varie opere teatrali». La scenografia è spoglia, libera da congetture che, altrimenti, devierebbero l’attenzione del pubblico dai momenti più emozionanti dell’opera, «È uno spaccato di vita, pensieri di questa donna che si mescolano a uno strumento forte e intenso come il sassofono, ogni elemento scenografico sarebbe risultato superfluo e insensato». Un altro elemento che distingue “Sottosopra” è la sua capacità di parlare della nostra epoca: un periodo segnato dalla solitudine, dalle sfide quotidiane e dalla ricerca di un significato più profondo. «Credo che oggi, più che mai, sia importante riscoprire il nostro potenziale interiore, cercando di elevarci al di sopra delle difficoltà», spiega l’attrice. Con “Sottosopra”, Gea Martire crea uno spazio teatrale dove ogni parola e ogni nota risuonano con una forza straordinaria.