Scafati. Firmata la sfiducia ad Aliberti. In 13, tra consiglieri di opposizione e qualche “dissidente”, hanno posto il loro nome e cognome per chiudere anzitempo la consiliatura dell’Aliberti ter.
Si tratta di Paolo Attianese, Gennaro Avagnano (maggioranza), Ignazio Tafuro, Pasquale Vitiello, Maria Berritto, Assunta Barone (maggioranza), Francesco Carotenuto, Michele Grimaldi, Francesco Velardo, Corrado Scarlato, Cristoforo Salvati e Annunziata Pisacane. Firme da destra a sinistra contro il primo cittadino.
“Non sono legato alla poltrona, mi sono presentato agli Scafatesi con un programma elettorale analitico delle cose da fare e dopo oltre 18 mesi porto dentro la soddisfazione di quanto abbiamo prodotto fino a questo momento”, aveva detto il sindaco poche ore prima della mozione di sfiducia. Tra i firmatari anche Gennaro Avagnano, uno dei “dissidenti” spina nel fianco della maggioranza soprattutto alla luce della ormai famosa conferenza stampa in cui, insieme ad altri, non si riteneva parte integrante del progetto Aliberti rimarcando di essere messo fuori dalle politica amministrativa scafatese.
“La mozione di sfiducia che ho sottoscritto non è altro che la certificazione di tutto quello che da tempo sto dicendo che in questa amministrazione non va”, sottolinea Avagnano. Dalla mancata realizzazione del Pip, che “ricordo non è solamente innalzare capannoni ma realizzare un’area completa di servizi tra cui parcheggi e aree verdi, passando per il Puc che va sempre più a rilento, siamo partiti addirittura con una cartografia che non aveva alcuni territori della città di Scafati riportandoli addirittura nel territorio Angri, finendo ai lavori per il Polo Scolastico che rischia di diventare un’opera incompiuta o che potrebbe portare a contenziosi milionari, nella mozione vi sono le criticità di questo anno e mezzo. Per non parlare poi del rispetto dei punti fondamentali del piano di rientro approvato dalla corte dei Conti che sono ancora in alto mare”.
Per Avagnano ora il primo cittadino non dovrebbe fare altro che leggere la mozione di sfiducia e “fare un grande mea culpa, perché contiene tutte le sue mancanze e la sua miopia politica sull’assenza di dialogo nell’interesse di una città che doveva rinascere a 360 gradi. Da tempo mi auspico un cambio di rotta e di passo che nei fatti ad oggi non è mai arrivato”, conclude. La mozione non comporta l’obbligo delle dimissioni. Il Sindaco e la rispettiva Giunta cessano dalla carica in caso di approvazione di una mozione di sfiducia votata per appello nominale dalla maggioranza assoluta dei componenti il consiglio. Se ne discuterà in consiglio tra non meno di 10 giorni e non oltre i 30.
Se la mozione viene approvata si procede allo scioglimento del Consiglio e alla nomina di un Commissario ai sensi delle leggi vigenti. Il Presidente del Consiglio Comunale obbligato a convocare il consiglio comunale entro i termini previsti altrimenti provvederà il Prefetto di Salerno Francesco Esposito. previa diffida.
@riproduzione riservata