Scafati. Il giorno dopo la presentazione della mozione di sfiducia, arriva la reazione del sindaco Pasquale Aliberti. Il primo cittadino ricorda le sofferenze di quando finì nell’inchiesta sul presunto voto di scambio (assolto in primo grado a dicembre) che lo portò anche in carcere. “Ricordo il tono violento in consiglio comunale, le volte in cui mi hanno accostato alla camorra. I miei avversari erano animati da un odio che ancora oggi si portano dentro. Da sindaco ho avuto la chiara idea della città che oggi sono tornato ad amministrare, osservo e mi viene tanta rabbia. Ma forse è proprio vero: Scafati meritava di più, meritava voi (riferendosi agli avversari politici, ndr) per capire quanto eravate capaci di farci risalire e oggi la città merita ancora la vostra “sfiducia” affinché lo ritorniate a fare?”.
Un passaggio arrivato dopo la replica a Michele Grimaldi e al Pd sul Polo Scolastico, una delle cause che dovrebbero portare il sindaco a dimettersi. “Un’opera ferma per sette anni nel periodo in cui non sono stato sindaco, attenzionata e fermata dalla Procura senza alcun esito a seguito delle solite denunce. Subito dopo la mia elezione siamo riusciti a innalzare una struttura per cui contiamo di spendere gli 8,8 milioni di euro di fondi retrospettivi, ottenuti sempre dalla mia precedente amministrazione. La fine dell’opera è negli obiettivi dei fondi di coesione firmati dal Governo con le regioni e quindi anche dei nuovi finanziamenti per i quali ci apprestiamo a firmare un nuovo Accordo di programma, nel quale viene sancito il criterio che le priorità debbano essere rappresentate proprio dalle opere incompiute. Quello che stiamo realizzando è il simbolo delle qualità amministrative, altro che incapacità”.
Proprio oggi intanto i consiglieri Pd Grimaldi e Velardo hanno spiegato i motivi della sfiducia chiedendo ad Aliberti di dimettersi. “Occorre reagire dinanzi agli evidenti fallimenti di questi due anni: sperpero di denaro pubblico, completa assenza di programmazione, mancata attuazione del Piano di rientro concordato con la Corte dei Conti, tasse al massimo, nessun sostegno alle fasce deboli, completa assenza di politiche attive per il lavoro e di sostengo all’impresa, disordine urbanistico ed abusivismo edilizio, propaganda e clientele a spese della collettività nella totale incapacità di affrontare le grandi questioni che ha dinanzi il nostro territorio”.
Velardo e Grimaldi ribadiscono il proprio no a ogni operazione di trasformismo e mercanteggiamento alle spalle e sulle spalle della città: “E’ nostra convinzione che in assenza della maggioranza uscita dalle urne occorra ridare la parola agli elettori”.
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