Torre del Greco. L’ex sindaco Ciro Borriello rinuncia al ruolo di capogruppo per «arricchire» il nipote, mentre il gruppo di Azione si spacca in due per aumentare le presenze (e i gettoni) all’interno delle commissioni consiliari: sono le ultime strategie della casta del Comune per «massimizzare» le spese previste per la partecipazione ai cinque organismi politici di palazzo Baronale e portare a casa uno stipendio (lordo) superiore ai 1.300 euro al mese. Due iniziative per (provare a) aggirare la «stretta» decisa dal segretario generale Domenico Gelormini, destinate a scatenare nuove polemiche all’ombra del Vesuvio.
Il «nuovo corso»
Con l’arrivo dei «rinforzi» in municipio, a tre neo-assunti è stato assegnato – dietro input del responsabile della trasparenza e dell’anti-corruzione del Comune, preoccupato dalla «deriva» del funzionamento delle commissioni consiliari coordinate dal capo dell’assise Gaetano Frulio – il ruolo di segretari verbalizzanti dei cinque organismi politici di palazzo Baronale: una decisione per scrivere la parola fine alla «auto-gestione» dei consiglieri comunale, con inevitabili conseguenze sulla «disinvolta» raccolta delle presenze per incassare i «gettoni d’oro». Capita l’antifona e accertate le (impreviste) difficoltà nel raggiungere la quota massima di presenze mensili, immediate sono scattate le contromosse degli esponenti di maggioranza e opposizione.
Azione a metà
A fare da apripista ai nuovi «equilibri» delle commissioni consiliari è stato Mario Borriello, primo eletto (con la bellezza di 850 voti) della lista formata da Azione e Partito Repubblicano. A un anno e mezzo dallo sbarco in consiglio comunale, il «comandante» della coalizione guidata dal sindaco Luigi Mennella ha salutato Salvatore Gargiulo per passare al gruppo misto di maggioranza. Ma dietro l’addio non c’è nessuna spaccatura politica per la poltrona da assessore oggi occupata da Salvatore Piro bensì la volontà di ampliare il «raggio di partecipazione» alle commissioni consiliari senza «scomode alternanze» con il collega di lista.
Ex sindaco declassato
Se la staffetta interna al gruppo Azione-Pri poteva essere «mascherata» con ragioni di opportunità politica, la rinuncia al ruolo di capogruppo della lista Rinascita Torrese da parte dell’ex sindaco Ciro Borriello – praticamente scomparso da palazzo Baronale da circa un anno e mezzo – può essere letta solo nell’ottica della volontà dell’ex deputato di Forza Italia di «arricchire» il nipote Filippo Borriello, alla prima esperienza in municipio. Con l’arrivo dei (veri) controllori del funzionamento delle commissioni consiliari, infatti, ogni politico deve presentare una delega del proprio capogruppo per subentrare (e incassare il relativo gettone di presenza) al «titolare» dei cinque organismi politici. Una norma di legge – fino a inizio 2025 puntualmente ignorata e sostituita con la semplice delega «orale» – capace di provocare non poche difficoltà all’erede dell’ex primo cittadino. Così, alla fine, Ciro Borriello si è «declassato» al ruolo di semplice consigliere comunale per un pugno di gettoni (in più) al «parente eccellente», pronto a raccogliere le «stellette» di capogruppo per aggirare la norma delle deleghe.
I malumori del Pd
Ma il «nuovo corso» deciso dal segretario generale Domenico Gelormini ha provocato diversi malumori anche tra gli esponenti del Pd, il primo partito (con quattro consiglieri comunali, guidati dal capogruppo Vittorio Guarino) della maggioranza targata Luigi Mennella. Proprio il numero di rappresentanti in consiglio comunale e il «ferreo» rispetto delle norme previste dal regolamento hanno frenato la corsa ai gettoni degli esponenti dem, con buona pace della cumulabilità delle presenze introdotta nel 2019 dall’attuale capo dell’assise Gaetano Frulio. Non a caso, a inizio anno era stata paventata l’ipotesi della istituzione di una sesta commissione consiliare – specifica sul turismo, tema particolarmente caro all’attuale fascia tricolore – proprio per «spalmare» la partecipazione democrat su sei (anziché cinque) organismi politici. Una «soluzione» al momento tramontata dopo il vespaio di polemiche – sollevate in primis dagli esponenti di maggioranza Mirko Gallo (M5S) e Valentina Ascione (Ciavolino per Torre) e poi da Luigi Caldarola (Il Cittadino)- relative proprio al conseguente aumento degli sprechi per il «lavoro» della casta di palazzo Baronale. Un’inevitabile frenata in attesa di nuovi «trucchetti» per massimizzare i costi della politica.
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