Michele di Bari, prefetto di Napoli ospite degli studi tv di Metropolis.
Prefetto, iniziamo dai giovani: c’è un’escalation di violenza dentro la quale c’è tutto: crisi di valori, crisi educativa. Cosa si può fare? «L’escalation di violenza giovanile rappresenta una preoccupazione crescente. È innegabile che vi sia una crisi dei valori e affrontarla costituisce una sfida non solo per il futuro, ma anche per il nostro presente. Un dato allarmante riguarda l’età sempre più bassa dei giovani coinvolti nelle risse notturne. Questo fenomeno impone una riflessione profonda e un’assunzione di responsabilità collettiva. La questione educativa deve essere al centro dell’agenda di chiunque abbia responsabilità pubbliche e abbi a cuore il miglioramento della società. In Prefettura è stato istituito un tavolo di lavoro permanente sul tema della dispersione scolastica. Il dirigente scolastico è tenuto a segnalare al sindaco i casi di abbandono, al quale seguirà un ammonimento. Se il provvedimento risulta inefficace, la segnalazione passa alla Procura della Repubblica, con conseguenze anche di natura penale. Questa misura sta già dando risultati».
Oggi i ragazzi hanno droga e armi a portata di mano.
«Non possiamo ignorare l’uso di sostanze stupefacenti e del possesso di armi tra i giovani. Le forze dell’ordine stanno svolgendo un proficuo lavoro con controlli mirati negli istituti scolastici, non solo con l’impiego di unità cinofile ma anche con l’introduzione di metal detector all’ingresso delle scuole. Quando un giovane viene privato di valori fondanti, viene meno anche il senso di responsabilità nei confronti della società in cui vive. Stiamo dando vita a patti educativi, l’obiettivo è costruire un tessuto sociale solido, in cui i giovani possano maturare un senso civico autentico e consapevole. Per contrastare il fenomeno delle baby gang abbiamo creato le “zone rosse” in aree critiche, come a Castellammare di Stabia. Questo strumento consente di allontanare tempestivamente soggetti a rischio e di rafforzare il controllo del territorio, con risultati incoraggianti. Non possiamo ignorare che il ruolo della famiglia è ovviamente cruciale: un ragazzino di appena 11 anni non dovrebbe trovarsi in strada a notte fonda. Dobbiamo chiederci anche come supportare le famiglie, spesso anch’esse vittime di dinamiche sociali complesse. Occorre intervenire con azioni di sostegno per spezzare questo circolo vizioso e garantire ai ragazzi un futuro diverso. Diversamente, rischiamo di perdere una partita decisiva per il futuro della nostra comunità».
Questione camorra. Preoccupa la sua facilità di influenzare l’economia e la politica.
«È innegabile che la criminalità organizzata tenta costantemente di infiltrarsi nelle amministrazioni locali per condizionarne le scelte. Lo dimostra il numero di comuni sciolti per infiltrazioni mafiose. Ma, il sistema di prevenzione e controllo messo in campo è estremamente efficace. Nel 2024, nell’area di Napoli e dell’area metropolitana è stato registrato un record di interdittive antimafia: ne sono state emesse 203, un numero significativo che da un lato segnala la persistenza di tentativi illeciti di condizionare l’economia, ma dall’altra testimonia il grande sforzo dello Stato per garantire un sistema basato sulla legalità e sulla concorrenza legale. Il lavoro della Prefettura si avvale di un gruppo interforze altamente qualificato, che opera con costante attenzione. Desidero ringraziare la squadra che mi affianca, senza il loro contributo, non avremmo potuto ottenere risultati di questa portata. Le interdittive antimafia consentono anche alle imprese colpite di avvalersi degli strumenti previsti dalla normativa, come il controllo giudiziario, per proseguire la propria attività in un quadro di legalità».
Lei ha svolto incarichi di responsabilità occupandosi di sanità e immigrazione. Di sanità scriviamo tutti i giorni: un sistema chiaramente in panne, per non dire in ginocchio, che si ripercuote sui cittadini.
«Riconosco e apprezzo l’importante lavoro che la Regione Campania sta svolgendo, per quanto riguarda l’evoluzione del sistema sanitario, che sta sempre più avvicinandosi ai cittadini attraverso la medicina domiciliare. Ci sono poi le aggressioni che nei pronto soccorso e nelle strutture sanitarie,anche se i dati mostrano una flessione di questi episodi. Abbiamo attivato diverse misure per contrastare queste aggressioni, tra cui il rafforzamento della presenza delle forze di polizia nel pronto soccorso e l’implementazione di un sistema di allarme rapido. Inoltre, ho disposto che tutti i pronto soccorso ei presidi sanitari principali diventino “obiettivi sensibili”, una misura che consente alle forze di polizia di integrare questi luoghi nelle attività di vigilanza quotidiana».
Tema immigrazione e necessità di inclusione, qui ci giochiamo parte del nostro futuro.
«Il tema dell’inclusione sociale, da noi, assume un significato particolare, diverso da altre realtà, grazie alla storica vivacità intellettuale e alla forza della popolazione napoletana. Questa comunità, consapevole della propria identità, è straordinariamente accogliente. Nel celebrare quest’anno i 2500 anni dalla fondazione di Napoli, unendo le radici di Partenope e Neapolis, possiamo affermare che la città possiede degli “anticorpi” che favoriscono l’integrazione di chi arriva da lontano. Chiunque giunga a Napoli non incontra ostacoli, ma trova un ambiente pronto a facilitare il proprio inserimento. Le istituzioni, certo, stanno svolgendo un lavoro importante, ma il contributo fondamentale arriva dalla stessa comunità napoletana, che, nel mio percorso come prefetto, ho avuto modo di apprezzare sia nei centri urbani che nelle periferie».
Chiudiamo con una un concetto che le sta a cuore: il benessere della comunità.
«La Costituzione ci guida su molteplici fronti, ma l’aspetto più fondamentale che dobbiamo tener presente nell’azione quotidiana è il cittadino, nella sua dignità. Ogni individuo, inserito nel contesto sociale ed economico, porta con sé sia inquietudini che serenità. Il nostro compito è fare in modo che il cittadino, come parte integrante della collettività, possa sentirsi accompagnato e sostenuto dallo Stato, che diventa un tutt’uno con la comunità. Quando, come istituzioni e come società, mettiamo al centro questa visione di dignità umana, orientando le nostre azioni verso il consolidamento e il rafforzamento del benessere di ogni individuo, allora possiamo davvero parlare di progresso. Nessuno deve essere lasciato indietro: questo è un imperativo categorico che trascende ogni differenza, culturale o religiosa. Solo quando l’umanità è posta al centro, e quando l’azione collettiva diventa davvero sinergica, possiamo fornire risposte efficaci anche alle difficoltà più gravi della nostra società».
IL VIDEO
https://youtu.be/CkrAdmsTXPg