Napoli. Il Covid potrebbe favorire la crescita rapida di placca arterosclerotica nelle coronarie (arterie che ossigenano il cuore) e di conseguenza aumentare il rischio di eventi cardiovascolari. Lo rivela uno studio pubblicato su Radiology, una rivista della Radiological Society of North America (Rsna) e coordinato da Junbo Ge, direttore del Dipartimento di Cardiologia presso lo Zhongshan Hospital della Fudan University di Shanghai.
Con il tempo è emerso che il Covid-19 comporta una risposta infiammatoria eccessiva che può influenzare il sistema cardiovascolare, con conseguenze, secondo Ge, per il cuore che vanno oltre il primo mese di infezione, portando a un’elevata mortalità e a esiti sfavorevoli.
Di qui l’idea di studiare l’impatto dell’infezione da SARS-CoV-2 utilizzando l’angiografia coronarica con tomografia computerizzata per valutare l’infiammazione coronarica, nonché il tipo di placca. Lo studio ha incluso pazienti sottoposti ad angiografia tra settembre 2018 e ottobre 2023. Il gruppo di studio finale di 803 pazienti comprendeva 329 pazienti (41%) sottoposti a imaging prima della pandemia e 474 pazienti sottoposti a imaging durante la pandemia.
Di questi, 25 pazienti avevano avuto il Covid prima dell’angiografia. Il team ha analizzato un totale di 2.588 lesioni coronariche, di cui 2.108 lesioni tra i pazienti con SARS-CoV-2 e 480 lesioni tra i pazienti non infetti. I ricercatori hanno anche analizzato la relazione tra SARS-CoV-2 ed eventi cardiovascolari, come un infarto o una procedura di rivascolarizzazione.
È emerso che, rispetto ai pazienti che non avevano avuto il Covid, per i pazienti con SARS-CoV-2 le placche sulle pareti delle coronarie sono cresciute più velocemente, presentavano una maggiore incidenza di sviluppo di placche ad alto rischio (20,1% contro 15,8%) e di infiammazione coronarica (27% contro 19,9%). I pazienti con Covid-19 presentavano anche vari indicatori di aumento del rischio di infarto o ictus.
“L’infiammazione conseguente al Covid può portare a una crescita continua della placca, in particolare nelle placche non calcificate ad alto rischio”, spiega Ge. “I pazienti con infezione da SARS-CoV-2 sono a maggior rischio di infarto, sindrome coronarica acuta e ictus fino a un anno, indipendentemente da età, ipertensione e diabete.”Si dovrà prevedere un maggiore carico di pazienti cardiovascolari in futuro, dato che la maggior parte degli individui guarisce dall’infezione da SARS-CoV-2″, conclude.