Meno di otto mesi al voto per la Campania. E se nel centrodestra la guerriglia tattica di Forza Italia parte dal presupposto di una candidatura forte, quella di Fulvio Martusciello, nel centrosinistra è ormai la guerra del tutti contro tutti. Sul banco degli imputati il Pd: che pur avendo il Governatore uscente non riesce a trovare una sintesi tra il desiderio di candidatura di De Luca e il netto no della segreteria nazionale. Ne viene fuori un tutti contro tutti che, di fatto, sta paralizzando l’attività politica all’interno del centrosinistra, con i partiti più piccoli che chiedono uno scatto ai Dem per uscire dal guado. Due giorni fa Sandro Ruotolo, che fa riferimento insieme a Marco Sarracino all’area Schlein era stato chiaro dichiarando conclusa l’esperienza di De Luca in Campania. Ieri è stata la volta di un altro referente storico del Pd partenopeo, Umberto Ranieri. Nel Pd della Campania “si è giunti a un punto limite. E le ultime notizie delle inchieste su dirigenti importanti non possono che provocare dolore e sgomento in uno come me, ancora legato alla mia città e al mio partito. È tutto così assurdo” l’attacco di Ranieri. “A Napoli c’è la giunta Manfredi che sta ben governando e alla Regione c’è De Luca che ha mille difetti, a partire dalla ruvidezza, ma che in più occasioni si è dimostrato un amministratore capace – spiega – Siamo finiti nel deserto proprio per questi eccessi: chiamarlo “cacicco” è stato un errore. Ma anche De Luca ha le sue colpe. Se ci sono state degenerazioni lo accerterà la magistratura. Di sicuro c’è da recuperare rigore e sobrietà nei comportamenti pubblici. Ma, a proposito di errori, come si può scrivere, come De Luca ha fatto, un libro con quel titolo: Nonostante il Pd?” si chiede Ranieri? “Bisogna essere realisti. Il Pd non può fare a meno delle capacità e del consenso di De Luca – dice ancora Ranieri – Ma De Luca non può credere davvero di poter fare a meno di una grande forza come il Pd. Schlein deve intervenire personalmente, tanto più che la questione De Luca non l’ha determinata lei. Sono anni, se non decenni, che se ne parla: una personalità forte in Campania e un partito debole a Roma. Uno scarto di programmi, di strategie, perfino di linguaggi. Ebbene, bisognava intervenire per tempo. Non bastano più i commissari. Deve incontrare De Luca. Devono vedersi senza accompagnatrici e accompagnatori e parlarsi con reciproco rispetto. In certi momenti il rispetto è tutto” ha concluso. Parole che vengono riprese da Felice Iossa, della direzione nazionale e responsabile del Sud del Psi. “Voglio sottolineare che quel limite è stato superato da tempo” afferma Iossa. “Le profonde divisioni all’interno del centrosinistra – prosegue Iossa – sono il risultato di gravi responsabilità politiche e hanno reso la ricomposizione del fronte estremamente difficile. Il problema principale è che il PD non ha mai ascoltato i suoi alleati. Il Partito Democratico soffre di un vizio egemonico che affonda le radici nella tradizione del PCI, ovvero la convinzione di poter decidere da solo”. “Con il PSI e gli altri alleati – conclude Iossa – il PD si comporta come se fossero semplici satelliti, coinvolgendoli solo per stringere alleanze, ma senza un vero confronto e una reale condivisione delle decisioni. Questo metodo non porta alla costruzione di un progetto politico solido e, se la situazione non cambia, la responsabilità di questa divisione ricadrà interamente su chi l’ha generata. Difficilmente potremo vincere se rimaniamo così frammentati” conclude.
CRONACA
8 febbraio 2025
Elezioni regionali, scoppia il caos: nel Pd è tutti contro tutti