Torre del Greco. Guerra dei gettoni a palazzo Baronale, la tregua all’interno della coalizione guidata dal sindaco Luigi Mennella dura meno di 100 ore. Il tempo di registrare i forti malumori degli alleati – a partire dal capogruppo del Pd, Vittorio Guarino – relativi ai veri sprechi della casta (identificati da buona parte della maggioranza negli stipendi d’oro riconosciuti agli assessori-zavorra della giunta) e il capo dell’assise Gaetano Frulio, fedelissimo del primo cittadino, ha subito rimesso in discussione l’accordo raggiunto con i presidenti delle cinque commissioni consiliari per disciplinare il funzionamento degli organismi politici secondo le indicazioni arrivate da segretario generale Domenico Gelormini.
Il sindaco-pompiere
Ma procediamo con ordine. A inizio settimana il sindaco Luigi Mennella è stato costretto a convocare una riunione urgente con gli alleati per provare a spegnere il fuoco delle polemiche sul funzionamento delle commissioni consiliari, sfociato nelle dimissioni «dimostrative» di Salvatore Romano – segretario cittadino del Pd e leader dem in municipio – da presidente dell’organismo delegato ai lavori pubblici. Un lungo confronto – in cui non sono mancati accenni polemici, con il grillino Mirko Gallo pronto a «riprendere» i colleghi sulla necessità di tagliare i costi della politica – concluso con l’accordo di rivedere orari e funzionamento delle commissioni consiliari sulla scorta delle criticità e anomalie rilevate dal segretario generale. Insomma, una vera e propria tregua sull’altare dei gettoni.
Il fuoco sotto la cenere
A scoperchiare il vaso di Pandora dei malumori sotterranei della maggioranza è stata una nota riservata inviata da Annalaura Guarino – eletta con la lista civica Mennella Sindaco – al primo cittadino per evidenziare come, in realtà, il vero spreco economico per il Comune fosse nello stipendio da 3.700 euro al mese riconosciuto a diversi assessori evidentemente «indietro» rispetto agli obiettivi fissati dall’amministrazione comunale. Un «assist» raccolto al volo dal Pd per bacchettare i «falsi verginelli» del M5S – rappresentati nell’esecutivo dall’impalpabile Laura Vitiello e in aula da solo Mirko Gallo, fratello dell’ex deputato e cognato del sindaco – e dal figlio d’arte Antonio D’Ambrosio, pronto a confessare di « essere scontento dell’apporto di alcuni assessori».
Il pianto dei Galli
Davanti ai puntini sulle i messi dal primo partito della maggioranza, prima l’ex deputato Luigi Gallo e poi il fratellino Mirko Gallo si sono lamentati dell’attacco frontale arrivato dagli alleati, come se il diritto di critica fosse esclusiva dei pentastellati. Un pianto del Gallo, evidentemente, capace di cogliere nel segno perchè – a meno di 24 ore dall’accordo siglato tra tutti i presidenti delle commissioni consiliari alla presenza del capo dell’assise circa i nuovi orari degli organismi politici – Gaetano Frulio ha deciso di rimescolare le carte (e i gettoni).
La chat di fuoco
Lo scontro è scoppiato nella chat whatsapp della segreteria della presidenza del consiglio comunale, dove Gaetano Frulio ha «comunicato» la necessità di rivedere orari e modalità concordate il giorno precedente. Immediato è scattato il putiferio, con il capo dell’assise apertamente contestato – come, d’altronde, già successo in svariate occasioni – da maggioranza e opposizione. «Veramente squallido, si decide una cosa e se ne fa un’altra?», la reazione di Salvatore Romano (Pd) convinto a tornare sui suoi passi dalle «rassicurazioni» del sindaco. «Assurdo, siamo capaci di metterci in difficoltà da soli», il laconico commento del figlio d’arte Antonio D’Ambrosio del Movimento Popolare Torrese. E se il capogruppo del Pd si è limitato a canzonare Gaetano Frulio sul suo storico nervo scoperto della negativa esposizione mediatica, feroce è stato l’attacco del presidente della commissione trasparenza Luigi Mele: «Abbiamo a che fare con bambini, anziché scrivere queste caz..ate Gaetano Frulio ci dovrebbe spiegare cosa è accaduto dopo la riunione di ieri». E alla piccata replica del capo dell’assise – «bambino sarai tu che leggi solo il tuo libro a fumetti» – l’ex delegato all’ambiente è esploso con due vocali al veleno: «Da presidente del consiglio comunale prendi 3.000 euro al mese per venire mezz’ora al giorno a palazzo Baronale a non fare nulla – l’audio di fuoco di Luigi Mele -. Buttare la politica nel gabinetto è una cosa che non ho mai sopportato e che non consentirò a nessuno, né a te né a Mennella. Dovresti essere il grande del consiglio comunale: ieri eravamo tutti d’accordo su orari e modalità di funzionamento delle commissioni consiliari, poi non so cosa sia cambiato. Ti devi solo dimettere da presidente del consiglio comunale, perché non sei in grado di tenere questo ruolo». A rincarare la dose sempre Salvatore Romano – pronto ad annunciare la sospensione delle riunioni della seconda commissione sine die fino ai necessari chiarimenti – e il «soldato» Luigi Caldarola: «Visto che Gaetano Frulio si è sostituito al regolamento e ai consiglieri comunali, ora faccia chiarezza». Uno scontro totale fermato solo da qualche disperata telefonata per implorare di sospendere le proteste. Uno stop virtuale, in attesa di una nuova «puntata» della guerra dei gettoni capace di spaccare la coalizione guidata da Luigi Mennella dopo un anno e mezzo di (apparentemente) serenità e comunità di intenti.
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