Festa abusiva per il ras scarcerato: il caso finisce all’attenzione della commissione parlamentare antimafia. Sarà aperta un’inchiesta sugli episodi di martedì sera quando Luciano Verdoliva, considerato uomo di punta del clan D’Alessandro, è stato accolto da una ventina di persone all’esterno del suo ristorante con champagne e fuochi d’artificio dove due anni prima fu arrestato per l’omicidio di Carmine Paolino. Il ras è stato in carcere fino a quel giorno, quando i giudici della corte d’assise di Napoli hanno decretato la sua assoluzione e scarcerazione peraltro , per forza motivi di forza maggiore, richiesta dall’antimafia. Decisiva nelle vicende processuali la ritrattazione del collaboratore di giustizia Ciro Sovereto che in aula non ha confermato in toto i racconti forniti ai magistrati appena un anno prima. Ora il “pentito” rischia la revoca dal programma di protezione con l’antimafia che ha segnalato l’accaduto agli organi competenti. Il ras è a processo in diversi procedimenti penali che lo vedono imputato per droga, estorsione e associazione per delinquere. Reati, logicamente, aggravati dal metodo mafioso per la sua appartenenza al clan D’Alessandro. Ad annunciare l’apertura dell’inchiesta sui fatti di martedì, accaduti sul lungomare e in piena zona rossa, è l’onorevole Mauro d’Attis di Forza Italia, vicepresidente della Commissione Nazionale Antimafia: «Sui festeggiamenti abusivi in piazza a Castellammare di Stabia, per salutare l’assoluzione del figlio di un boss ucciso, e’ giusto e necessario l’approfondimento che verrà svolto- si legge in una nota-Un lavoro che deve superare e scandagliare anche i tanti silenzi che hanno contraddistinto l’ultima campagna elettorale che ha interessato proprio Castellammare. In quest’ottica, ho la massima fiducia nel prefetto di Napoli che è un uomo delle istituzioni e difensore della legalità». I silenzi a cui fa riferimento il parlamentare azzurro sono relativi ai retroscena emersi dall’indagine relativa all’omicidio dell’ex consigliere comunale del Pd Gino Tommasino. Tra le carte dell’ordinanza di custodia cautelare e dai racconti dei pentiti sono emersi legami tra camorra, politica e dipendenti comunali. Una questione che ha lasciato più di qualche strascico soprattutto perché tra i candidati e gli eletti figuravano dei parenti stretti di quei politici considerati “al servizio” dei boss di Scanzano, roccaforte dei D’Alessandro. Michele De Feo
CRONACA
14 febbraio 2025
Festa abusiva per il ras scarcerato, il caso in parlamento