I giovani continuano ad allontanarsi del nostro territorio, diplomati e laureati scappano davanti alle incertezze di una terra che langue e sono costretti a coltivare lontano la speranza della loro carriera lavorativa. Non c’è solo la crisi che preoccupa, c’è una filosofia imprenditoriale che sta impoverendo la Campania, che sempre più frequentemente propone contratti di lavoro precari con paghe indecorose che oscillano tra 5,30 e 6,50 euro all’ora. Una cattiva abitudine che s’è consolidata in tutti i settori, quelli colpiti dalla crisi e quelli che invece godono di buona salute. In particolare registriamo situazioni complesse nelle aziende di sevizi che operano nel settore della grande distribuzione. Qui si ingannano i lavoratori concedendo appalti a cooperative che senza scrupolo calpestano i diritti dei dipendenti. Abbiamo denunciato casi in cui gli stipendi vengono costruiti attraverso cervellotiche alchimie contabili che riempiono le buste paga con voci tipo “rimborsi spese” e “trasferte” che a conti fatti non incidono sulle tredicesime, sulle quattordicesime, sui trattamenti di fine rapporto o sulle ferie. Un sistema che crea instabilità economica e concorrenza sleale. Ovviamente, davanti a questi trucchi, i lavoratori abbassano la testa per timore del licenziamento, per non perdere quel briciolo di garanzie sulle quali, a fatica, provano a costruire le loro vite. Noi sindacalisti abbiamo il dovere di intervenire, di fornire le informazioni più serie e veritiere, non dobbiamo abdicare al nostro ruolo che è duplice: la tutela dei lavoratori la denuncia di tutte quelle pratiche discutibili che minano il futuro delle famiglie già provate dalla crisi economica. Dobbiamo creare le condizioni affinché i nostri giovani si sentano tutelati, dobbiamo garantire loro che un contratto di lavoro generi guadagni almeno sufficienti per programmare la costruzione di una famiglia o la realizzazione di un progetto. Per essere incisivi, i sindacati devono farsi carico di promuovere confronti con le istituzioni, le aziende e le associazioni, almeno per tenere acceso il confronto e il dibattito sugli appalti che generano lavoro precario e sottopagato. Il più delle volte, dietro queste scorciatoie insopportabili ci sono società vuote che si costituiscono ad hoc e poi si incamminano verso fallimenti pilotati per sfuggire ai costi dei contributi o dei Tfr che inevitabilmente ricadono sugli enti previdenziali. Dobbiamo creare le condizioni affinché si possa spostare il lavoro buono dal nord alle nostre terre, dobbiamo convincere gli imprenditori che è possibile produrre in un Mezzogiorno ricco di risorse umane, magari garantendo loro agevolazioni in termini fiscali da recuperare grazie ad una politica di sostegno che cambi paradigma abbandonando finalmente la filosofia assistenziale. Creare le condizioni per il lavoro buono al sud significa investire in sicurezza, significa combattere seriamente le mafie, significa operare contro la desertificazione dei territori, significa valutare e incentivare programmi di riconversione e rinascita economica e produttiva nei siti dismessi, programmi, questi ultimi, che sono falliti nel corso degli ultimi decenni per inerzia e incapacità politica. Ma creare economia sul nostro territorio significa anche agire concretamente sul fronte della rigenerazione urbanistica e ambientale, in particolare sul fronte del disinquinamento del Sarno, iniziato negli anni Ottanta e sistematicamente compromesso per anni con gravi ricadute sullo sviluppo turistico che avrebbe potuto già portare centinaia di posti di lavoro, enormi investimenti e preziose infrastrutture. La lista delle questioni da affrontare sul nostro territorio è lunghissima: dal futuro di Fincantieri al ripristino delle aree dismesse, dagli investimenti sulle area portuale al recupero dei centri antichi che rappresentano oggi il ventre molle delle nostre città. I sindacati devono tornare in trincea, senza fare sconti, a testa alta e con la schiena diritta. Per esempio, devono ricominciare a lottare per tutti i lavoratori sottopagati, mettendo mano alle tabelle previste sui lavori poveri che non possono più garantire solo i margini di guadagno delle aziende e delle cooperative. Stiamo parlando di un a larghissima fascia di lavoratori con misere paghe e senza diritti e, spesso, senza alcuna sicurezza. A loro, Salpi (Sindacato autonomo di lavoratori, pensionati e imprenditori. confederato con l’Ugl) mette a disposizione gratuitamente la nuova sede aperta a Torre Annunziata. A loro offriamo tutto il nostro sostegno per il controllo delle buste paghe e per le informazioni sui contratti di lavoro.
*Segretario metropolitano Salpi