Scafati. Mentre si allungano i tempi per leggere le motivazioni che hanno portato Pasquale Aliberti e altri imputati all’assoluzione sul presunto voto di scambio contestato dalla Dda di Salerno, stasera il sindaco è chiamato a salvare la poltrona di sindaco dopo la mozione di sfiducia firmata contro circa un mese fa.
Intanto entro altri 90 giorni saranno rese pubbliche le motivazioni delle assoluzioni nell’ambito del processo “Sarastra” sul presunto voto di scambio avvenuto- secondo l’Antimafia salernitana- durante le elezioni amministrative degli anni scorsi.
Una tesi che non aveva trovato d’accordo i giudici del Tribunale di Nocera Inferiore che a novembre scorso avevano pronunciato l’assoluzione per tutti gli imputati perchè “il fatto non sussiste”. Quindi, con il rinvio delle motivazioni a primavera probabile che slittino anche gli eventuali appelli della Procura (pm Rocco Alfano) contro la sentenza pronunciata il 13 novembre scorso a Nocera Inferiore.
Un processo-per la magistratura inquirente smentita dai giudici, basato sull’apporto politico che sarebbe stato dato dal clan Loreto-Ridosso sia al sindaco che all’ex consigliera regionale di Forza Italia e che ha visto sfilare sul banco dei testimoni collaboratori di giustizia e politici. Intanto oggi in consiglio comunale di discuterà della mozione di sfiducia firmata da 13 consiglieri (inclusi 4 della maggioranza): da un lato parte dell’opposizione decisa a votare contro, dall’altro gli indecisi e i fedelissimi del sindaco (9).
Per il Pd con qualche promessa e qualche cambiale stasera il primo cittadino si salverà per il rotto della cuffia e sarà costretto a governare “sotto ricatto, contrattando ogni consiglio, ogni atto, ogni passo, cosa fare e soprattutto cosa dare”. Michele Grimaldi, consigliere dem, punta l’indice sul disastro conti in rosso di Palazzo Mayer.
“L’attuale sindaco, a parte la pausa dovuta allo scioglimento per camorra, sta governando da 20 anni, e la città sprofonda sempre di più. Per carità, poi è bravissimo a fare le campagne elettorali, a comporre le liste, ma amministrare non è arte sua”. Ed elenca, a parere suo, i fallimenti.
“Un buco al posto del polo scolastico, e quando sarà finito dopo 20 anni e costi triplicati, non sarà manco completo. Fallito l’Urban center. Costi altissimi dell’Acse e della Tari. Raccolta differenziata ai minimi di legge. Un bilancio senza un euro per le scuole e per aiutare chi è rimasto indietro. Parchi e strutture sportive solo inaugurati e poi abbandonati. Confusione sulle farmacie comunali, confusione sul Puc e il controllo del territorio, confusione su qualsiasi dossier importante per la città che non sia utile alla sua eterna propaganda”.
Per Gennaro Avagnano, uno dei 4 dissidenti che hanno firmato la mozione di sfiducia “in aula non accadrà nulla, perchè non ci saranno i 13 voti necessari per silurare Aliberti. Nonostante tutto, sapendo bene che resterà in carica, l’altro giorno si è lanciato nel suo vittimismo condito dalle solite provocazioni ai 13 sottoscrittori della mozione di sfiducia, tutto ciò frutto di chi è consapevole che quella di oggi non sarà l’ultima cena”, conclude Avagnano.
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