Nel 2023 sono migliorati gli indicatori ambientali in Italia. A fronte di una crescita del Pil pari a +0,7%, il consumo di energia è diminuito del 4,1%, le emissioni di gas climalteranti si sono ridotte del 5,3% e il consumo materiale interno è calato del 6,4%. Lo rileva l’Istat. Il fabbisogno energetico complessivo dell’Italia, misurato dal Consumo di energia delle unità residenti (Net domestic energy use, Ndeu), scende nel 2023 a 6,3 milioni di terajoule (Tj) (-3,1% nel 2022 e 4,1% nel 2023), confermando il trend in diminuzione osservato a partire dal 2018. Nel 2023 le emissioni di gas climalteranti dell’economia italiana hanno ripreso a diminuire, attestandosi poco sotto i 400 milioni di tonnellate di CO2 equivalente. La riduzione, stimata per il 2023 pari al 5,3% rispetto all’anno precedente, è riconducibile principalmente all’industria della fornitura di energia elettrica, gas vapore e aria condizionata, che ha immesso in aria il 22,2% in meno di gas climalteranti rispetto al 2022. Nel 2023 si registra un forte calo del consumo materiale interno (Dmc), di circa 33 milioni di tonnellate (-6,4%), che porta l’intensità materiale del Pil a 250 tonnellate per milione di euro. Nel 2023 il gettito delle imposte ambientali in Italia è salito a 54,2 miliardi di euro, il 19,4% in più rispetto al 2022, anno per il quale si è complessivamente registrato un forte calo (-19,0%), per effetto del taglio delle accise sui carburanti e dell’azzeramento degli oneri generali del sistema elettrico. Nel 2022 il valore ai prezzi base della produzione di beni e servizi ambientali (settore delle ecoindustrie) realizzata da tutti gli operatori economici (market e non market) e comprensiva della produzione svolta in proprio dai comparti produttivi e dalle famiglie, si è attestata a 217,4 miliardi di euro (a prezzi correnti), con un valore aggiunto di 79,9 miliardi di euro. Gli incrementi della produzione e del valore aggiunto rispetto all’anno precedente sono stati rispettivamente del 37,7% e del 40,6%. La crescita ha riguardato tutti gli ambiti del comparto ecoindustrie, ad eccezione delle attività per il contenimento dell’inquinamento acustico. L’incremento più rilevante è stato registrato per le attività volte al miglioramento dell’efficienza energetica (+87,4%). Sempre in campo energetico, un aumento rilevante del valore aggiunto si è registrato nella produzione di energia da fonti rinnovabili (+66,9%). Nel 2022, le famiglie, le imprese e le Amministrazioni pubbliche hanno speso complessivamente 51,4 miliardi di euro per la prevenzione e riduzione dell’inquinamento e di ogni altra forma di degrado ambientale. Tale spesa, in aumento del 9,4% rispetto al 2021, è risultata pari in entrambi gli anni al 2,6% del Pil. Nonostante gli sforzi fatti e il miglioramento registrato dall’Istat, la strada è ancora in salita. Uno studio rivela che solo un italiano su 10 è soddisfatto della propria qualità della vita. Città inclusive, dotate di spazi verdi, una sanità accessibile e innovativa, una mobilità sostenibile nonché una gestione efficiente della manutenzione urbana. Sono questi gli aspetti principali che la progettazione urbana è chiamata ad affrontare nel prossimo futuro, a partire dalla creazione di spazi sicuri e inclusivi, il miglioramento della salute pubblica e la prevenzione delle disuguaglianze. È quanto è emerso dal 2° Rapporto One Health “La salute della città e dei territori” del Campus Bio-Medico di Roma, in collaborazione con l’Istituto Piepoli, e presentato al Senato. La ricerca ha esaminato l’evoluzione prevista delle aree urbane italiane entro il 2050, analizzando le principali sfide e opportunità in un contesto di profondi cambiamenti, come l’invecchiamento della popolazione e le trasformazioni economiche, sociali e culturali. Solo l’11% degli italiani si dichiara pienamente soddisfatto della qualità della vita nella propria città – emerge dunque dal rapporto – e il 39% ha registrato peggioramenti significativi negli ultimi anni, soprattutto nei grandi centri urbani. Ci si immagina un tecno-futuro determinato dal progresso inarrestabile della tecnologia (per il 68% dei cittadini) e un orientamento sempre più concreto verso la sostenibilità (51%), l’efficienza (48%), l’inclusione (42%). La qualità della vita dipende inevitabilmente da alcuni elementi essenziali, il cui principio fondamentale può essere riassunto nel concetto di accessibilità: alla salute, al lavoro, alla casa, all’istruzione. L’immagine della città del futuro è pienamente in linea con le priorità espresse dalle persone. Infatti, i cittadini si aspettano che le città del futuro siano ambienti sicuri e verdi, dove sia possibile accedere facilmente a cure (56%), servizi (55%), formazione (53%), opportunità professionali (51%), mobilità sostenibile (50%), integrazione e socialità in ogni fase della vita. Per il futuro delle città italiane risulta cruciale puntare sullo sviluppo di una rete di trasporto pubblico interurbano efficiente, privilegiando soluzioni sostenibili come il trasporto intermodale e il modello della ‘città dei 15 minuti’, che mira a rendere tutti i servizi essenziali facilmente accessibili. Allo stesso tempo sarà necessario avviare una transizione verso città più coese e solidali, anche attraverso interventi mirati alla rigenerazione degli spazi pubblici e alla riduzione del consumo di suolo. Nel settore sanitario, l’integrazione tra pubblico e privato giocherà un ruolo chiave per migliorare l’accesso alle cure e ridurre i costi, grazie anche all’utilizzo di tecnologie avanzate come l’intelligenza artificiale e la telemedicina. L’attenzione verso la prevenzione sarà più che mai centrale e consentirà di far fronte al progressivo invecchiamento della popolazione.
AGREEN
4 marzo 2025
In Italia calano le emissioni di gas e il consumo di energia