Ercolano, giovani uccisi per errore: parola alla Cassazione
Tra meno di due mesi andrà in scena l’ultimo atto giudiziario della terribile vicenda che ha visto la morte di due giovani di Portici ed Ercolano, Tullio Pagliaro e Giuseppe Fusella, assassinati per essere stati scambiati dei ladri. Il 14 maggio, infatti, Vincenzo Palumbo, il camionista condannato all’ergastolo in primo e secondo grado, difeso dall’avvocato Giuseppe Russo, dovrà essere giudicato dalla Corte di Cassazione. Nello scorso mese di ottobre, infatti, la Corte di Assise di Appello di Napoli ha confermato la condanna all’ergastolo inflitta in primo grado a Vincenzo Palumbo, il camionista di Ercolano che nella notte tra il 28 e il 29 ottobre del 2021 ha ucciso a colpi di pistola Tullio Pagliaro e Giuseppe Fusella, i due ventenni di Portici scambiati dall’imputato per due ladri. Due amici che stavano chiacchierando in auto e hanno trovato la morte per un motivo assurdo. Il processo di secondo grado a carico dell’unico imputato ha preso il via lo scorso 4 luglio. Palumbo, venne condannato all’ergastolo per il duplice omicidio volontario dei ragazzi, il 16 marzo 2023, dalla Corte di Assise di Napoli. Tullio Pagliaro e Giuseppe Fusella furono massacrati nella notte tra il 28 e 29 ottobre del 2021 in via Marsiglia a Ercolano di Vincenzo Palumbo. Come ricostruito durante il processo di primo grado, la notte della tragedia Vincenzo Palumbo sparò per sette volte contro la Fiat Panda parcheggiata sotto il balcone della sua abitazione. I due amici di Portici – una volta realizzato di avere sbagliato strada – si stavano allontanando da via Marsiglia, ma furono centrati alla testa dai colpi esplosi dall’autotrasportatore. Le fasi del duplice omicidio furono riprese dal sistema di videosorveglianza di alcuni vicini e proiettate in aula, a dimostrazione della inutile ferocia con cui Vincenzo Palumbo si accanì contro i due giovani amici. La procura generale si era espressa contro ogni richiesta difensiva di integrazione probatoria, ritenendo l’istruttoria di primo grado sufficiente. Nei giorni scorsi la mamma di Giuseppe aveva lanciato un appello sui social in cui chiedeva la conferma dell’ergastolo. «L’assassino ha chiesto l’appello. Ma cosa avrà da dire dopo che volontariamente ha impugnato la sua Beretta quaranta quella che non ti lascia scampo, quella che se la impugni lo fai solo per uccidere, quella che se la possiedi prima o poi avrai l’ impulso di usarla. Ha rubato la gioventù di mio figlio e ha chiuso i suoi 26 anni in una bara fredda e buia, dove io ho poggiato una sciarpa per proteggerlo dal freddo», le sue parole. «Davanti a tutto questo dolore ti saresti dovuto inginocchiare davanti a Dio e implorare il suo perdono perché il nostro se l’avesse chiesto non avrebbe ottenuto. Ora l ‘appello lo faccio io, chiedo e spero che gli venga confermato l ergastolo perché con una condanna diversa fallisce il sistema, una condanna diversa non ci fa onore non ci rispetta e non ci rende giustizia. Una condanna diversa non sarebbe un buon esempio per quei violenti che escono di casa armati pronti ad uccidere per uno sguardo di troppo, per una scarpa macchiata accidentalmente,per una mancata precedenza”. Ora sarà la Cassazione a decidere il destino del camionista.


