Verso il Conclave, il ruolo di don Battaglia: il prete di strada che aiuta i deboli
CRONACA
4 maggio 2025

Verso il Conclave, il ruolo di don Battaglia: il prete di strada che aiuta i deboli

metropolisweb

A sorpresa lo scorso 4 novembre Papa Francesco ha annunciato di aver incluso fra i nomi dei nuovi cardinali del Concistoro del 7 dicembre anche monsignor Domenico Battaglia, arcivescovo di Napoli dal dicembre 2020. Anche se in quei giorni (ormai sei mesi fa) e’ stato detto che la rinuncia di un presule indonesiano abbia suggerito a Francesco di conferire la porpora al suo posto a Battaglia, resta che questa decisione inattesa ha avuto un grande significato perche’ ha portato ora in Conclave una voce assolutamente originale (e spesso dissonante), quella di un prete di strada (il suo ministero e’ stato tutto a servizio delle comunita’ di recupero) ma anche di un poeta con una forte sensibilita’ verso chi soffre per poverta’, malattia, ma anche per un disagio esistenziale, qualcosa che spesso agli uomini di Chiesa sembra futile: non cosi’ a Francesco e non cosi’ a don Mimmo. Battaglia e’ un prete che ha passato la sua vita soccorrendo i piu’ piccoli e abbandonati, gli ex tossicodipendenti che soprattutto al Sud non e’ facile strappare al destino di relitti umani che troppo spesso li attende. Cordiale e attento alle ragioni di tutti, in passato ha guidato con grande equilibrio la diocesi difficile di Cerreto Sannita, Telese e Sant’Agata dei Goti, che ebbe come vescovo Sant’Alfonso Maria de Liguori, che veniva proprio da Napoli, mentre Battaglia ha percorso la traiettoria all’inverso, dalla periferia alla metropoli del Meridione. Nato a Satriano, provincia di Catanzaro e arcidiocesi di Catanzaro-Squillace, il 20 gennaio 1963, Battaglia ha svolto gli studi filosofico-teologici nel Pontificio Seminario Regionale per essere poi ordinato sacerdote il 6 febbraio 1988 da monsignor Antonio Cantisani, arcivescovo di Catanzaro-Squillace, a Satriano nella Chiesa di Santa Maria di Altavilla. Si e’ interessato ai piu’ deboli e agli emarginati tanto da essere chiamato “prete di strada”. Dal 1992 al 2016 ha guidato il “Centro Calabrese di Solidarieta’” (Comunita’ dedita al trattamento e al recupero delle persone affette da tossicodipendenze). Dal 2000 al 2006 era stato vicepresidente della “Fondazione Betania” di Catanzaro (Opera diocesana di assistenza-carita’). Eletto alla sede vescovile di Cerreto Sannita-Telese-Sant’Agata de’ Goti il 24 giugno 2016 da Papa Francesco, ha ricevuto la consacrazione episcopale il 3 Settembre 2016, nella Cattedrale di Catanzaro, dall’arcivescovo monsignor Vincenzo Bertolone, co-consacranti l’arcivescovo emerito Antonio Cantisani e l’allora arcivescovo di Campobasso monsignor Giancarlo Maria Bregantini, in precedenza impegnato in Calabria nella pastorale sociale e nella lotta alla ‘ndrangheta. Per capire don Battaglia e’ opportuno leggersi la sua dichiarazione al momento dell’inserimento, totalmente inatteso, nella lista dei cardinali dell’ultimo Concistoro di Bergoglio: “Da un lato sento il peso di questa responsabilita’ con cui il Papa mi invita ad allargare il cuore, per aiutarlo nel suo ministero e ospitarvi la sua premura per la Chiesa universale e per il mondo intero. Dall’altro avverto una sincera gratitudine verso Papa Francesco non tanto per l’attenzione che rivolge alla mia persona ma perche’ nel chiamarmi a questo servizio ha guardato a un figlio del Sud, vescovo di una Chiesa del Sud, di questo Sud che e’ al contempo terra di fatica e di speranza. Per questo sento come mio dovere anche in questo nuovo incarico portare con me le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono nel nostro Meridione e in tutti i sud del mondo, sud esistenziali e non solo geografici”. E anche in questi pochi mesi da cardinale non le ha mandate a dire se c’era da prendere posizione a favore dei deboli e contro abusi, ingiustizie e ogni tipo di violenza. “Ogni euro speso in armi e’ sottratto a scuola, sanita’, poveri”, ha denunciato infatti l’arcivescovo di Napoli, in un’intervista rilasciata ai media vaticani, affermando: “La pace non si costruisca armando i popoli, ma disarmando i cuori”.  “E’ una scelta di campo. La vera sicurezza non nasce dalla forza, ma dalla giustizia, dall’educazione, dal dialogo”. “Noi, come Chiesa, dobbiamo essere profeti di pace, anche quando e’ scomodo”. Per il cardinale di Napoli “in un tempo che sembra premiare chi alza di piu’ la voce o rincorre il consenso facile, si puo’ essere liberi nel Vangelo. Gesu’ e’ la liberta’ fatta carne: non ha inseguito il potere, non ha scelto la via del compromesso, ma ha vissuto nella verita’, nell’amore, fino in fondo. Seguirlo significa restare fedeli al cuore, scegliere la mitezza come forza, il perdono come risposta, la coscienza come bussola. E’ una liberta’ che ha un prezzo, certo, soprattutto se si guarda la vita con gli occhi del successo a tutti i costi o della corsa al potere. Ma e’ l’unica liberta’ che davvero rende umani, perche’ nasce dall’amore e si misura nel dono”. “Quest’anno – ha confidato l’arcivescovo di Napoli che ha voluto padre Alex Zanotelli tra i concelebranti del Giovedi’ Santo ai quali ha lavato i piedi imitando nella liturgia il gesto di Gesu’ – ho la percezione piu’ che mai che l’ultima, la piu’ povera e ferita dalla vita sia proprio la pace e per questo ho voluto lavare i piedi a uomini e donne della mia citta’ impegnati attivamente nella difesa della pace. Perche’ la loro beatitudine non venga meno: beati infatti sono i messaggeri di pace, quelli che con gesti silenziosi e parole misurate seminano speranza nel quotidiano. Che costruiscono ponti, che resistono senza violenza, scegliendo la giustizia. E ho detto loro una cosa di cui sono convinto: quando saranno stanchi, sara’ il Signore stesso a lavare loro i piedi! E in quell’acqua troveranno la pace che hanno seminato nel mondo”. Battaglia ha parlato sempre con affetto della citta’ nella quale e’ stato chiamato da Papa Francesco al ruolo di arcivescovo: “Napoli e’ una terra meravigliosa, piena di bellezza e di umanita’, ma anche segnata da ferite antiche e nuove. C’e’ un grido che sale dalle periferie, non solo quelle geografiche ma anche quelle esistenziali. La fraternita’ non e’ mai un punto di partenza, e’ sempre una conquista. E se non impariamo a guardarci negli occhi, a riconoscerci come fratelli, l’amicizia sociale resta solo una bella parola. E’ a rischio, certo, ma proprio per questo dobbiamo custodirla come si custodisce un fuoco: con cura, ogni giorno, alimentandolo con piccoli gesti di vicinanza, di ascolto, di perdono”. Secondo Battaglia, “i cristiani sono chiamati tutti a essere voci libere, autentiche, incarnando lo stile di Gesu’ Cristo. Non e’ facile, ma e’ possibile”, ha sottolineato. “Anche oggi, in un tempo che sembra premiare chi alza di piu’ la voce o rincorre il consenso facile, si puo’ essere liberi nel Vangelo. Gesu’ e’ la liberta’ fatta carne: non ha inseguito il potere, non ha scelto la via del compromesso, ma ha vissuto nella verita’, nell’amore, fino in fondo”.