Castellammare. Scioglimento del Comune, Scala: «Fu una decisione giusta»
Castellammare. «Lo scioglimento per infiltrazioni mafiose è una misura amministrativa e preventiva, volta a tutelare la legalità democratica, e può essere adottata anche in assenza di reati accertati o sentenze definitive». Tonino Scala, segretario di Sinistra Italiana, risponde così alla dichiarazione di Mimmo Cioffi, consigliere comunale della civica Vicinanza sindaco, che nell’ultima seduta in aula aveva chiesto «scusa» all’ex primo cittadino Gaetano Cimmino, perché lo scioglimento era stato dettato «da un’inchiesta che non ha partorito nulla». Scala, che proprio durante quella stagione amministrativa si era battuto per lo scioglimento, non è d’accordo con Cioffi: «È sufficiente che emergano elementi gravi, concreti e attuali di collegamento con la criminalità organizzata, tali da compromettere la trasparenza, la libertà e l’imparzialità dell’azione amministrativa – dice il segretario di Sinistra Italiana – Non si tratta di una condanna morale né politica, ma di un atto di salvaguardia dello Stato di diritto». Secondo Scala, le parole di Cioffi sono «una provocazione etica, tesa a sollevare un interrogativo scomodo ma legittimo: può davvero lo Stato sciogliere un consiglio comunale in assenza di inchieste o condanne giudiziarie successive che confermino tali infiltrazioni? E se ciò non accade, non si dovrebbe forse chiedere scusa a chi è stato rimosso?». «Mimmo ci pone forse una domanda implicita: è la legge ad essere sbagliata? Forse – sostiene Scala – Ma quel provvedimento, nello specifico, è stato ritenuto corretto. Poi, che esistano problemi veri e concreti, è fuori discussione: appalti segnalati, omissis che tutti sanno cosa nascondano, ditte ancora operative nonostante tutto. Questo è un fatto. Mi auguro che sia solo questione di tempo, e che la giustizia faccia il suo corso. Quella che ci riguarda è la responsabilità. Anche quando non c’è colpa, può esserci complicità: la complicità dell’inerzia, dell’omissione, della mancata vigilanza. E chi ha sostenuto, anche in buona fede, un contesto che si è rivelato permeabile all’influenza della criminalità organizzata, dovrebbe oggi avere il coraggio non di rivendicare, ma di riflettere. Di chiedere scusa. Non per collusione, ma per aver sottovalutato il rischio». @riproduzione riservata

