Prima fumata nera. Dietro le porte chiuse della Cappella Sistina, lo Spirito Santo non ha ancora illuminato i cardinali riuniti per scegliere il successore di Pietro. Non sarà questo il caso, ma la storia insegna che tra preghiere e votazioni si nascondono anche tensioni, rivalità, sotterfugi e momenti curiosi che spesso hanno determinato svolte sorprendenti. Il termine “conclave”, dal latino cum clave, “sotto chiave”, nasce da un episodio emblematico: il lunghissimo conclave di Viterbo del 1268-1271, rimasto senza esito per quasi tre anni. I cardinali, divisi tra le fazioni francesi e italiane, non riuscivano a trovare un accordo. A un certo punto, esasperati, i cittadini di Viterbo decisero di prendere in mano la situazione: chiusero a chiave i porporati nel Palazzo dei Papi, ridussero drasticamente i loro pasti… e arrivarono persino a scoperchiare il tetto per costringerli a una decisione. Nacque così la prassi del conclave in clausura, e venne eletto Papa Gregorio X. Non mancarono in altri secoli episodi simili, che rendono il conclave un teatro quasi drammaturgico. Nel 1378, il conclave che si tenne a Roma, dopo la morte di Papa Gregorio XI, fu profondamente condizionato dalle pressioni della folla. Il popolo romano voleva un pontefice italiano: gridava, minacciava, si accalcava intorno al Vaticano. I cardinali, per timore di un’insurrezione, elessero Bartolomeo Prignano, arcivescovo di Bari, che prese il nome di Urbano VI. Ma la sua elezione portò a uno scisma: una parte dei cardinali lo considerò illegittimo e nominò un altro papa ad Avignone. Iniziò così il Grande Scisma d’Occidente. Nel conclave del 1492, Rodrigo Borgia riuscì a salire al soglio pontificio con il nome di Alessandro VI, uno dei papi più discussi della storia. Ma quell’elezione fu segnata da promesse, scambi di favori e vere e proprie tangenti elargite ai cardinali. Le cronache parlano di un conclave corrotto, dove i voti venivano comprati a suon di benefici e rendite. Lo stesso Borgia, d’altronde, era noto per la sua abilità diplomatica… e per la spregiudicatezza. Curiosa è anche la vicenda del conclave del 1655. L’atmosfera era tesa e i cardinali, ormai stremati, cercavano modi per distrarsi. Alcuni di loro, più giovani, iniziarono a fare degli scherzi ai colleghi anziani. Uno di questi – un cardinale travestito da fantasma – causò il panico in un confratello, Pier Luigi Carafa, che cadde e si ammalò gravemente, morendo poco dopo. Un dramma che fece riflettere sull’umanità – talvolta fragile, talvolta irriverente – dei protagonisti di un’elezione sacra. Le condizioni materiali dei conclavi non sono sempre state agevoli. Fino al 1978, i cardinali dormivano in sistemazioni spartane, spesso in stanze comuni, con bagni condivisi e cibo scarso. Solo con Giovanni Paolo II fu costruita la Domus Sanctae Marthae, per offrire una sistemazione dignitosa e riservata durante il conclave. Tuttavia, con l’aumento del numero dei cardinali elettori (oggi oltre 130), è stato necessario adattare ulteriori spazi, come sacrestie e uffici, per ospitare tutti i partecipanti. Anche le modalità di comunicazione al mondo sono cambiate nel tempo. L’uso delle fumate per annunciare l’esito delle votazioni è relativamente recente: il fumo nero (voto negativo) compare solo dal 1800, mentre il bianco (voto positivo) fu codificato nel conclave del 1914. Prima di allora, la popolazione restava in attesa per giorni, senza sapere nulla. E spesso le fumate risultavano ambigue: nel 1958, durante il conclave che elesse Giovanni XXIII, una fumata grigia confuse tutti. Solo nel 2005 si iniziò ad aggiungere sostanze chimiche per rendere i colori chiaramente distinguibili. E che dire dei luoghi? Se oggi il conclave è indissolubilmente legato alla Cappella Sistina, in passato si svolgeva in luoghi diversi: a Perugia, ad Avignone, a Venezia. Il conclave del 1799, ad esempio, si tenne a Venezia, poiché Roma era occupata dalle truppe napoleoniche. In altre occasioni si scelsero Pisa o Costanza, durante i tempi travagliati dello scisma. Una volta, il conclave si tenne a Napoli. Era il 1294. L’evento fu preceduto da una lunga sede vacante di oltre due anni, iniziata con la morte di Papa Niccolò IV nel 1292. Le divisioni tra le fazioni cardinalizie, in particolare tra i Colonna e gli Orsini, impedirono per lungo tempo l’elezione di un nuovo pontefice. Per superare lo stallo, i cardinali, su pressione del re Carlo II d’Angiò, decisero di eleggere un eremita abruzzese, Pietro del Morrone, noto per la sua vita ascetica e la sua fama di santità. Il 5 luglio 1294, Pietro fu eletto papa, assumendo il nome di Celestino V. L’incoronazione avvenne a L’Aquila, ma successivamente, su invito del re, Celestino V si trasferì a Napoli, dove stabilì la sede pontificia presso il Castel Nuovo. La scelta di un papa eremita si rivelò però problematica. Dopo soli cinque mesi, il 13 dicembre 1294, il Papa decise di abdicare, diventando uno dei pochi papi nella storia a rinunciare volontariamente al soglio di Pietro. Dopo la sua abdicazione, il conclave si riunì nuovamente a Napoli e il 24 dicembre 1294 elesse Benedetto Caetani, che assunse il nome di Bonifacio VIII. Questo conclave segnò la fine della breve esperienza napoletana come sede papale e il ritorno della Curia a Roma. Ultimo aneddoto che sfiora l’assurdo: nel conclave del 1903, quando sembrava imminente l’elezione del cardinale Rampolla del Tindaro, il vescovo di Cracovia fece valere il veto dell’Impero Austro-Ungarico – una pratica ancora permessa all’epoca – bloccando la sua elezione. Al suo posto fu scelto Giuseppe Sarto, che divenne Papa Pio X e abolì definitivamente la possibilità di interferenze da parte dei governi stranieri nei conclavi. —
CRONACA
7 maggio 2025
Prima fumata nera: segreti, aneddoti della più misteriosa elezione al mondo. Una volta si tenne a Napoli