Quando le lancette segneranno mezzogiorno dell’otto maggio, Pompei sarà il cuore della cristianità. Milioni di occhi e cuori si volgeranno alla Basilica della Beata Vergine del Rosario, lì dove ogni parola non è solo voce, ma eco di una fede popolare che da oltre un secolo resiste, si rinnova e interroga il mondo. Ma quest’anno, la voce sarà diversa. Più densa. Più potente. Più necessaria. Perché questa sarà una Supplica storica, carica di significati che travalicano i confini della liturgia per farsi memoria, rinascita e profezia. Al centro di questa celebrazione c’è una figura divenuta simbolo e testimone: San Bartolo Longo. È la prima volta che la Supplica viene elevata con l’autore della preghiera riconosciuto praticamente come santo dalla Chiesa. La sua canonizzazione, firmata personalmente da Papa Francesco nei giorni della sua malattia, è stata tra gli ultimi gesti profetico di un pontefice che ha fatto della misericordia e dell’inclusione la cifra del suo pontificato. Francesco ha voluto lasciare al popolo cristiano una figura che parla al cuore di ogni uomo: un santo laico. convertito, che ha trasformato un lembo di terra desolato in una città della carità e della fede. Longo fu uomo d’azione e contemplazione, giurista e servo dei poveri. Con la forza del Rosario e il sostegno di Maria, diede vita a scuole, orfanotrofi, opere sociali. Fece di Pompei un laboratorio vivo di redenzione e giustizia. La Supplica, da lui composta, non è solo preghiera: è un grido d’amore, una richiesta di intercessione che parte dagli ultimi. La Supplica dell’8 maggio è anche la prima dopo la morte del Santo Padre. Un vuoto che si farà sentire forte. Papa Francesco è stato amato anche per il suo sguardo su Pompei, luogo simbolico di una Chiesa che cammina con i semplici. Il fatto che il cardinale Giovanni Battista Re, lo stesso che ha presieduto i funerali del pontefice, guiderà la Supplica, carica il rito di una solennità ulteriore. Pompei, in questo momento storico, non è solo scenario, ma cuore pulsante della spiritualità e della coscienza collettiva. È qui che si raccoglie il dolore per una perdita e si affida a Maria la speranza per il futuro della Chiesa. È qui che la memoria e la profezia si intrecciano, con la voce di un popolo che prega, si affida, si stringe. Per accogliere questo momento epocale, la Basilica si presenta con un volto nuovo. Il sagrato appena restaurato è più che una cornice architettonica: è il simbolo di una fede che si rinnova, di uno spazio che torna a essere casa e piazza. Ogni pietra riposizionata, ogni dettaglio restaurato, racconta l’impegno di una comunità nel custodire il proprio patrimonio spirituale e culturale. La scelta di celebrare la Supplica su questo sagrato è un messaggio: la fede si vive nella luce del giorno, a contatto con la vita reale, tra la gente. È una liturgia che non si chiude dentro le mura, ma si apre al mondo. E quel sagrato, che ha visto generazioni pregare, sperare, piangere, oggi rinasce come altare di popolo e speranza. Davanti a tutto questo, si erge maestosa la facciata della Basilica, inaugurata all’inizio del Novecento. Non è un semplice ornamento: fu concepita come monumento alla pace, in anni in cui l’Europa cominciava a conoscere i primi venti di guerra. Oggi, in un mondo sconvolto da conflitti come quelli in Ucraina e in Palestina, quella facciata assume un significato ancora più profondo. È un richiamo alla vocazione di Pompei come luogo di riconciliazione e di dialogo, dove la fede non è fuga, ma impegno. La Supplica si alzerà sotto quella facciata, come manifesto silenzioso ma potente, un messaggio di pace scolpito nella pietra. È un modo per dire che la Chiesa non dimentica, non ignora, non si chiude: pregare per la pace è il primo passo per costruirla. Tutto ebbe inizio l’8 maggio 1883. Bartolo Longo raccolse un gruppo di contadini, vedove, bambini. Nessuna grande cerimonia, solo il cuore. Recitarono la Supplica insieme, e da quel momento quella preghiera si è fatta voce del popolo. Oggi è trasmessa in mondovisione, ma non ha perso la sua semplicità. È la voce dei semplici, degli umili, di chi affida a Maria ciò che non riesce a dire. La Supplica è diventata rito collettivo, ma resta personale. Ogni fedele ci mette la propria vita, le proprie attese. È questo che la rende universale. È una liturgia che si scrive ogni anno, ogni volta nuova, perché nuova è la condizione del mondo. A custodire questa memoria e questa vocazione c’è monsignor Tommaso Caputo, vescovo di Pompei e delegato pontificio. Il suo impegno ha consentito alla città mariana di attraversare il tempo senza smarrirsi. Ha accompagnato il processo di canonizzazione di Bartolo Longo, ha promosso restauri, ha animato un dialogo continuo tra la fede e il territorio. Sotto la sua guida, Pompei è diventata laboratorio di pace e di giustizia sociale, punto di riferimento per credenti e non credenti. Monsignor Caputo non è solo una figura ecclesiale, ma un tessitore di legami tra la città e il mondo, tra il culto e la cultura, tra la liturgia e l’azione. La Supplica di quest’anno sarà anche il riconoscimento di un lavoro pastorale che ha saputo guardare lontano. L’8 maggio 2025 sarà molto più di una data sul calendario liturgico. Sarà una giornata in cui Pompei tornerà a essere centro spirituale del Mediterraneo e dell’umanità intera. La Supplica non chiederà solo grazie, ma affiderà un compito: costruire la pace, custodire la memoria, generare speranza. Sotto lo sguardo della Madonna del Rosario, accanto alla tomba di San Bartolo Longo, con nel cuore l’eredità di Papa Francesco e lo sguardo rivolto ai dolori del mondo, la Supplica diventerà un canto collettivo di resistenza e amore. In un’epoca che ha bisogno di simboli autentici, di parole profonde, di gesti che uniscono, Pompei offre la sua voce. Una voce che da 142 anni non smette di salire al cielo. Una voce che quest’anno, più che mai, può cambiare il cuore del mondo.
AGORÀ
7 maggio 2025
La Supplica della storia. Una preghiera che diventa profezia
Pompei diventa centro della cristianità. Il testo di San Bartolo Longo è quanto mai attuale in un mondo in guerra