Torre del Greco. Una coalizione letteralmente «disintegrata» a meno di due anni dall’ultima corsa alle urne. La seduta del consiglio comunale chiamata a discutere la «manovra» da 7,3 milioni di euro portata in aula da Luigi Mennella & company restituisce un’immagine chiara e netta dell’attuale (in)consistenza del centrodestra all’ombra del Vesuvio: seduti tra gli scranni dell’opposizione – in un momento-chiave della vita politica a palazzo Baronale – c’erano solo due consiglieri comunali, il soldato Luigi Caldarola e il debuttane Salvatore Vito. Tutti i restanti eletti con l’ex sindaco Ciro Borriello – a partire proprio dal chirurgo plastico di via del Monte – erano strategicamente desaparecidos, tra assenze studiate a tavolino e improvvise «fughine» dall’aula. Un biglietto da visita per nulla incoraggiante, in vista del prossimo appuntamento al voto delle regionali.
Il cattivo esempio
D’altronde, il vecchio proverbio secondo cui «il pesce puzza dalla testa» non sbaglia mai. Il primo cattivo esempio per la coalizione di centrodestra messa in piedi nel 2023 arriva proprio dal candidato sindaco: Ciro Borriello – smaltita l’iniziale sete di rivincita politica provocata dalla bruciante sconfitta al ballottaggio – si è lentamente eclissato dal Comune, rinunciando prima al ruolo di presidente della commissione trasparenza e poi direttamente alla partecipazione della «vita» di palazzo Baronale. E neanche l’assoluzione nel processo per lo scandalo rifiuti sembra avere risvegliato l’animus pugnandi dell’ex deputato di Forza Italia: alla prima riunione del consiglio comunale successiva alla sentenza del tribunale di Torre Annunziata, Ciro Borriello non si è neanche presentato. Alla seconda, convocata appunto per discutere la maxi-variazione di bilancio, si è limitato a una fugace (e inutile) apparizione. Alimentando, così, le voci secondo cui l’ex sindaco non rassegna le dimissioni per non consentire l’ingresso in aula di Dario Colombo – primo dei non eletti di Forza Italia nonché commissario cittadino dei berluscones – perché ritenuto «vicino» al sindaco Luigi Mennella.
Il «flirt» di Langella
D’altronde, l’unico esponente azzurro in consiglio comunale – il paladino delle periferie Michele Langella, fedelissimo dell’onorevole Annarita Patriarca – già da tempo «flirta» con l’amministrazione comunale, come dimostrano il voto favorevole al bilancio di previsione discusso a dicembre e l’assenza strategica alla riunione sulla manovra di metà anno. E, fino a oggi, non sono arrivate richiami o prese di distanza dai vertici locali (e non) di Forza Italia rispetto all’atteggiamento «accondiscendente» del proprio (unico) rappresentante nel consiglio comunale della quarta città della Campania.
La grande fuga
In un clima da «si salvi chi può» la pasionaria Carmela Pomposo e Dario Tonzino hanno trovato da tempo il proprio «porto sicuro» tra le braccia del sindaco Luigi Mennella. Mentre Alessandra Tabernacolo – legata al consigliere regionale Mario Casillo, deus ex machina della candidatura (e successiva vittoria) dell’ex vicepresidente di Gori – si limita al ruolo di osservatrice neutrale. In un quadro già desolante, si inseriscono le difficoltà locali di Fratelli d’Italia, tagliata fuori dal voto del 2023 a causa del «grande no» dei vertici romani a Ciro Borriello. Dopo il congresso di veleni da cui è uscito «vincitore» Luigi Scarfogliero, il partito di Giorgia Meloni è uscito dai radar della discussione politica.
Gli ultimi superstiti
La «resistenza» del centrodestra in consiglio comunale oggi è affidata ai soli Luigi Mele, Luigi Caldarola e Salvatore Vito. E alle regionali potrebbero mancare meno di 6 mesi.
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