Diktat anti-odori per contrastare le «molestie olfattive», il provvedimento firmato dai vertici del Comune di Palma Campania ed effettivo dallo scorso 5 maggio, continua a far discutere. Dopo aver fatto il giro d’Italia, l’ordinanza anti-puzza – per la quale sono state previste sanzioni fino a 500 per i trasgressori – è finita al centro dello scontro politico sul territorio. La rivolta dell’opposizione è tutta in una richiesta di accesso agli atti firmata dai consiglieri Mimmo Rainone, Luciano Carbone, Salvatore Mancone, Luigi Sorrentino, Marijlina Antonelli e Maria Saviano. Nella missiva, indirizzata al presidente del consiglio comunale, del segretario e del sindaco, i gruppi “Palma di Tutti” e “Liberi e forti” pongono l’accento sul provvedimento varato dal sindaco Nello Donnarumma. Nella nota si fa riferimento a «mancanza di criteri oggettivi di accertamento delle molestie olfattive con rischio di discrezionalità assoluta nell’interpretazione da parte degli incaricati al controllo, e sproporzione nell’assimilare le abitudini culinarie private con l’inquinamento ambientale.
«Abbiamo presentato un’interrogazione urgente e richiesto formalmente l’accesso agli atti. Un provvedimento, sbagliato in tutte le sue componenti, che parla di “pericolo per la salute pubblica” non può basarsi sul nulla o su valutazioni generiche e discriminatorie. Vogliamo conoscere tutti i documenti e le relazioni su cui si è fondata l’ordinanza e con quali modi, con quali strumenti e con quanta discrezionalità si accerteranno le eventuali violazioni. Noi non abbassiamo la testa. Chiediamo risposte, carte alla mano. Stiamo diventando gli zimbelli d’Italia», fanno sapere i sei consiglieri comunali firmatari della richiesta di accesso agli atti. Da qui le richieste fatte al sindaco sotto forma di interrogazione. «Quali prove documentali e scientifiche accertano la sussistenza di un’emergenza socio-sanitaria; Come il Comune intende evitare l’uso discriminatorio dell’ordinanza; quali modalità procedurali previste per accertare l’eventuale violazione del divieto e come si garantisce il diritto alla difesa del cittadino; se il sindaco intende revocare o modificare l’ordinanza; se il sindaco non ritenga eccessiva un’ordinanza sindacale che incida in maniera così cogente nella sfera privata e domestica dei cittadini». Dubbi che Donnarumma dovrà chiarire nel corso del prossimo consiglio comunale.