Coppa al Bologna, lo squadrone che tremare il mondo fa… è tornato
Una sera di primavera che diventa storia. Allo Stadio Olimpico, la Coppa Italia torna nelle mani di una delle regine dimenticate del calcio italiano. Il Bologna vince. Batte il Milan. E si riprende un posto che gli spetta di diritto nel salotto buono del calcio che conta.
Ma questa non è solo la cronaca di una partita. È una storia di orgoglio, memoria e riscatto. È il racconto di una città che non ha mai dimenticato di essere stata grande. E che oggi, finalmente, può tornare a gridarlo.
C’è qualcosa di poetico nel veder sollevare un trofeo da chi ha dovuto aspettare cinquantun anni per farlo di nuovo. Il 1974 sembra lontano come un’altra epoca, e forse lo è davvero. Era il Bologna di Pesaola, Pecci e Savoldi. Un Bologna che sapeva ancora come vincere. L’ultimo trofeo prima di un lungo viaggio nel deserto.
Poi sono arrivate le ultime due stagioni. La qualificazione in Champions in quella passata, una coppa in questa. Una stagione in cui qualcosa è cambiato davvero. Non solo per i risultati, ma per lo spirito.
C’è un allenatore che non parla per slogan ma costruisce con pazienza. Ci sono giocatori che lottano, che sudano la maglia come si faceva una volta. C’è una squadra vera. E c’è un ragazzo, Dan Ndoye, che segna il gol della vita. Al 53’. Contro il Milan. In finale. Per far esplodere un popolo intero.
E mentre il pallone si insacca e il Bologna esulta, è come se un fiume di ricordi si riversasse su quel campo. Schiavio che segna al Mondiale del ’34. Bulgarelli che incanta. Bernardini, Puricelli, Pascutti, Maifredi, la Coppa delle Alpi, le notti europee. Tutto torna. Tutto si ricompone.
La vittoria del Bologna in Coppa Italia 2025 non è solo una vittoria sportiva. È il simbolo di una rinascita. Di un’identità ritrovata. È la dimostrazione che anche nel calcio del business, delle superpotenze economiche, si può ancora vincere con un progetto, con le idee, con la passione.
È il trionfo del merito, del tempo lungo, della fedeltà. E allora, questa Coppa è anche per quelli che non ci sono più. Per chi ha vissuto il Bologna degli anni d’oro e ha sognato un giorno come questo. È per Giacomo Bulgarelli, eterno capitano. Per i bambini che oggi si innamorano del calcio guardando la maglia rossoblù sollevarsi al cielo.
Sotto le Due Torri si accendono le luci e il cuore batte forte. Il Bologna è tornato. E con lui, la sua leggenda. Perché “Lo squadrone che tremare il mondo fa”… non muore mai. Solo dormiva. Adesso è sveglio. E ha fame di futuro.


