Referendum, l’ultimo autogol del M5S a Torre del Greco: solo 60 scrutatori scelti con il sorteggio
CRONACA
15 maggio 2025

Referendum, l’ultimo autogol del M5S a Torre del Greco: solo 60 scrutatori scelti con il sorteggio

Alberto Dortucci

Torre del Greco. Per i referendum in programma i prossimi 8 giugno e 9 giugno solo 60 scrutatori (su 322) saranno scelti con il sorteggio. Le anticipazioni di Metropolis Quotidiano sono state confermate dall’ultima riunione della commissione elettorale comunale organizzata proprio per disciplinare le modalità di individuazione degli addetti al controllo delle operazioni di voto: un incontro a cui il sindaco Luigi Mennella – presidente di diritto della Cec – ha delegato il suo fedelissimo Domenico Maida, verosimilmente per non prendere posizione sull’ennesimo scontro all’interno della propria maggioranza tra i promotori del sorteggio e i sostenitori della nomina diretta da parte dei politici. Alla fine, il «figlio d’arte» di palazzo Baronale – in passato, all’epoca in cui non era consigliere comunale, accanito «difensore della democrazia» garantita dalla dea bendata – si è piegato alla volontà dei colleghi, pronti a sottolineare «i disservizi registrati nei seggi nel corso delle ultime tornate elettorali – si legge nel verbale della Cec – e riferite agli scrutatori sorteggiati».

Il taglio del 50%

Rispetto alle ultime consultazioni europee del 2024 in cui il 50% degli scrutatori venne individuato attraverso un sorteggio pubblico, stavolta solo il 25% sarà scelto in maniera casuale. Nel dettaglio, i 322 nomi saranno così «distribuiti» tra le forze politiche presenti in consiglio comunale: 80 scrutatori saranno nominati dall’opposizione – rappresentata nella Cec dalla pasionaria Carmela Pomposo – mentre dei rimanenti 242 nomi, 182 saranno indicati (attraverso Antonio D’Ambrosio e Iolanda Mennella) dalla coalizione guidata dal sindaco Luigi Mennella e solo 60 (pari al 25% della maggioranza) saranno scelti attraverso il sorteggio.

L’autogol del M5S

La metodologia individuata dall’amministrazione comunale segna una nuova battuta d’arresto per i proclami di democrazia e trasparenza sventolati a ogni occasione dal M5S: il compenso di 192 euro garantito per gli scrutatori del referendum avrebbe potuto costituire una sicura «boccata d’ossigeno» per le famiglie in difficoltà economica – praticamente il doppio rispetto al contributo-spot appostato nell’ultima maxi-variazione di bilancio – eppure la compagine pentastellata di palazzo Baronale, al netto delle prese di posizione di facciata a uso e consumo dei social, non ha mosso un dito per scongiurare il rischio del taglio del 50% degli scrutatori. Non il migliore dei messaggi possibili alla vigilia del vero appuntamento alle urne del 2025: le Regionali in programma il prossimo autunno.

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